D'Adda

famiglia nobiliare italiana
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D'Adda (o in alcune versioni d'Adda o D'adda, poi D'Adda Salvaterra) è una famiglia nobile milanese di antichissima origine.

D'Adda poi d'Adda Salvaterra
Ne derelinquas nos, Domine
Con Limpidezza

Fasciato di nero e d'argento controinnestato; col capo d'oro carico di un'aquila di nero coronata del campo
Stato Ducato di Milano
Regno d'Italia
bandiera Regno Lombardo-Veneto
Regno d'Italia
Titoli
FondatoreAntonio d'Adda
Attuale capoFrancesco d'Adda Salvaterra, X marchese d'Adda Salvaterra
Data di fondazioneXIV secolo
Etniaitaliana
Rami cadetti
  • D'Adda
Marchesi di Pandino (†)
  • D'Adda
Conti di Sale e Marchesi di San Giovanni di Pomesana (†)
  • D'Adda
Marchesi di Pessano (†)

Origini leggendarie

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Seguendo la moda rinascimentale, anche i D'Adda annoverano una discendenza "leggendaria" (smentita però dal Gotha) che vuole che le origini della famiglia risalgano ad Adda, figlio di Ida, re di Bernicia (560-568), antico regno anglosassone del nord dell'Inghilterra. I suoi discendenti diedero origine al Regno di Northumbria. Un discendente sposò in Italia una figlia del re longobardo Adelchi, dando origine così alla famiglia De Abdua ovvero D'Adda. Nel 775 i De Abdua seguirono le vicende di re Adelchi: in seguito alla conquista dell'Italia da parte di Carlo Magno, si portarono a Bisanzio, ospiti degli Imperatori romano-orientali della dinastia Amoriana; nei secoli successivi ricoprirono incarichi politici e diplomatici di prestigio, riprendendo progressivamente i contatti con l'Italia. Con la salita al trono della dinastia dei Comneni, per i D'Adda venne nuovamente il tempo di migrare, e nei primi anni dell'XI secolo la famiglia ritornò in Italia. Il Gotha ha invece smentito la tesi che un Brandolini possa aver sposato la figlia di re Adelchi, in quanto l'unica figlia di re Adelchi era l'imperatrice regina d'Italia Ageltrude, duchessa di Spoleto.

Dal medioevo ai nostri giorni

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Secondo gli studi eseguiti dagli storici L. Tettoni ed F. Saladini[1], la loro origine risalirebbe ad Addo, che Paolo Diacono nell'anno 670 d.C., annovera tra i capitani d'arme di Cuniberto, re dei longobardi. Secondo il Campana, i D'Adda già in epoca longobarda ottengono in feudo il castello di Olginate. Il Bugatti annovera Giacomo tra i valvassori ed i capitani della città di Milano. Il Sandolino nelle sue opere commenta la splendidezza e la magnificenza di Giacomo, Rinaldo e Francesco D'Adda, tutti e tre versatissimi nelle belle lettere, e ricorda anche la contessa Bianca D'Adda Beccaria e la contessa Costanza Litta D'Adda, quali donne esemplarissime di tutte le virtù del loro secolo. Nei secoli la famiglia si divideva in parecchi rami, salvo poi restarne solo tre a metà Ottocento ed a due soli a fine Novecento.

Tutti i rami riconoscono per loro progenitore il celebre Antonio D'Adda, cameriere ducale, fiorito nell'anno 1367. Egli fu padre di quel Rainaldo che ebbe per figlio il nobile ed esimio Antonio II. Quest'ultimo generò Pagano, fiorito nel 1475, e del quale la generosità e le virtù furono molto commentate. Dai figli di questo Pagano (Bartolino, Pietro, Costanzo e Palamede) si divisero i rami di Casa D'Adda. Palamede fu Tesoriere della Camera Regia sotto re Luigi XII di Francia e poi Consigliere del duca Massimiliano Sforza e Ministro del re Francesco I di Francia oltre che Governatore di Normandia. Egli non fu, come può sembrare, favoreggiatore dei Francesi o degli Austriaci, ma si mantenne sempre caldo amatore della patria. L'imperatore Carlo V d'Asburgo lo ebbe in molta stima, e se don Antonio de Leyva, suo Generale, lo accolse con molte dimostrazioni di esultanza, se lo favorì nelle sue imprese, se gli fece dono di molti beni nei dintorni di Pavia, fu proprio su segnalazione dello stesso Imperatore. Palamele ebbe come figlio Ferrante, Dottore del Collegio dei Giudici di Milano, due volte Ambasciatore presso la Corte Inglese per la causa del duca Francesco II Sforza.

Il suddetto Pagano ebbe inoltre per figli il magnifico Francesco (o Franceschino) da cui discende il ramo estintosi nel 1808. Da Francesco nasce Agostino, conte e Cavaliere di molta splendidezza, assai stimato dai Principi italiani, era ricchissimo e nelle sue azioni mostrava un grande animo. Istituì fedecommesso comuni a tutti i rami della famiglia, lasciando la priorità del godimento alla linea di suo fratello Costanzo, conte di Sale. Costanzo fu Generale sotto Carlo V e fu uno dei XII Provveditori tra il 1568 ed il 1576. Ferrante, figlio di Costanzo, fu un valoroso Capitano di cavalleria dell'Imperatore, morì sul campo di battaglia nella difesa di Malta contro i Turchi. Suo fratello Francesco fu Comandante di fanteria e cavalleria al servizio del Re di Spagna, combattendo in Piemonte e Monferrato. Fu poi capitano di lance d'ordinanza e Maestro di Campo in Italia e Fiandra, infine Generale della piazza d'armi di Milano. Da Francesco discende suo figlio Costanzo II, Provveditore e Nunzio della città di Milano. Suo figlio Don Ferdinando, Giureconsulto Collegiato di Milano, venne creato dal Papa Referendario di ambo le Segnature, divenne Arcivescovo di Amasi, Nunzio Apostolico presso re Giorgio II d'Inghilterra, Cardinale della S.R.C., Decano del Sacro Collegio, Capo della Propaganda (a cui lasciò tutta la sua eredità) e Legato di Bologna. Il Lingard, nella sua "Storia d'Inghilterra", cita Ferdinando come "gran politico e nunzio a Giacomo II, a cui diede saggi pareri, che se li avesse seguiti avrebbe forse conservato il regno"...tomo 14, pagina 120 e seguenti). Costanzo II ebbe anche Francesco conte di Sale , Provveditore e Decurione dal 1672. Da lui Costanzo Maria, conte di Sale, marchese di San Giovanni in Piumesana, Provveditore, Decurione dal 1702 al 1710, Tribuno della Milizia dal 1727. Suo figlio Francesco fu Vicario di Provvigione e Cameriere della Chiave d'Oro delle Loro Imperiali e Regie Maestà l'Imperatore Francesco I e l'Imperatrice Maria Teresa d'Austria. Noto per preferire la compagnia maschile a quella femminile, morì senza prole nel 1779. Dei suoi due fratelli, il conte Lorenzo, comandante di fanteria austriaco, morì anch'esso senza prole, mentre l'altro fratello, don Ferdinando, abate, rifiutò il cappello cardinalizio offertogli da Benedetto XIV e morendo (1808) lasciò tutti i suoi beni ai poveri con l'istituzione della Causa Pia D'Adda, ancora oggi attiva. Con la sua morte cessò anche il suo ramo.

L'illustre propagatore del ramo tuttora fiorente in Milano, insignito dei titoli di duca, marchese, conte, barone, fu cavaliere del Sacro Romano Impero e fu il nobile ed augusto don Gaspare D'Adda, figlio del sunnominato Pagano. Gaspare fu padre di Giacomo, Ottaviano e Ludovico. Ottaviano morì senza stirpe, mentre Giacomo, amico e confidente di San Carlo Borromeo, dava ospizio ai poveri presso il feudo di Varallo in Valsesia. Fu capitano di cavalleria, alla sua morte, lascio in eredità una grossa somma agli Orfani di San Martino in Milano perché erigessero un orfanotrofio in Trivulzio. Da lui discesero Girolamo, dottore di ambo le leggi, aggregato al Collegio dei Nobili Giureconsulti, Cavaliere Laureato, conte del Palazzo Lateranense, Giovanni Antonio, abate, Giorgio, cavaliere di Malta, Francesco, patrizio milanese, Geronimo Maria, capitano di fanteria, e la marchese Livia D'Adda, sposa del cugino don Giuseppe D'Adda. Da Ludovico, figlio di Gaspare, ebbe origine Gaspare II, che elevò la sua famiglia alla più alta nobiltà per aver esercitato le più alte cariche patrie. Due volte Giudice delle Strade e Decurione perpetuo.

Egli procreò Paolo Camillo, Ercole e Dominione. Paolo Camillo fu Decurione, e dopo di se lasciò il figlio Ludovico membro di provvigione, questi fu padre di Camillo II, cameriere di Palazzo e Decurione. Il Dominione generò Giovanni, Decurione. Ercole fu consigliere del Duca di Savoia e propago la seguente discendenza: Giuseppe, che l'Imperatore Leopoldo I creò Duca di Cassano e Stockerau, Marchese di Pandino, Conte, Cavaliere, Barone del Sacro Romano Impero e lo fece cavaliere del Toson d'Oro con tutti i suoi discendenti e successori; ed inoltre nel caso di estinzione della famiglia, gli diede ampia facoltà di nominare "personam tibi magno benevisam, vive per quamcumque ultima voluntatem, vive per quemcumque acuta inter vivo, et quandocumque, quale cum omnibus ejus filius et hoeredibus descendentibus nati, et Dei beneficio nascituri in infinitum utriusque sexus universi succeda, privilegiis et prerogative, tibi, tuisque filius et haeredibus descendentibus ut sopra concessi" (Diploma Cesareo del 3 ottobre 1682, Vienna). Sempre a don Giuseppe fu accordato il privilegio di batter moneta nel feudo di Valsesia, ma non esistono al momento fonti che attestino l'avvenuta coniazione di monete.

Da Giuseppe discendono don Felice ed il di lui figlio Ercole II. Da don Ercole II ebbero origine don Felice, canonico ordinario e decano del capitolo metropolitano, don Paolo Camillo II, capitano di fanteria germanica e colonnello del reggimento Piccolini, don Giuseppe II il quale, rimasti i fratelli senza prole e per succitato Diploma Cesareo, veniva insignito con l'eredità paterna di tutti i titoli appartenenti alla famiglia D'Adda. A don Giuseppe II fu inoltre accordato il diritto di poter scavare tutte le miniere della Valsesia e di detenere una sua propria milizia armata.

Da don Giuseppe II discendono don Giorgio, don Girolamo e don Paolo Camillo IV

Da don Paolo Camillo IV discendono don Ercole, don Girolamo, abate di S. Apollinare in Baggio (ora di padronato della famiglia D'Adda) e cavaliere di S. Stefano, e don Felice. Da don Felice discendono Donna Francesca, sposata al marchese Luigi Cagnola (insigne architetto dell'arco di Trionfo di Milano e dell'arco di Porta Ticinese oltre che tra gli ideatori del piano regolatore della città di Milano) e don Paolo Francesco Camillo. Questi fu: paggio dell'Imperatore Francesco I e suo ciambellano, addetto al servizio dell'Arciduca Ranieri, Principe del Sacro Romano Impero, cavaliere della Corona Ferrea e cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro in diamanti (concessione di re Carlo Felice di Savoia), ambasciatore in Spagna e Piemonte, commendatore del Venerabile Ordine Gerosolimitano, Presidente della Società dello Studio e patrocinatore di diverse accademie. Morì il 1º luglio 1842.

Da Rinaldo, altro figlio del suddetto Pagano e capostipite del tuttora florido ramo, discesero Giovanni, Erasmo e Pagano II. Giovanni generò Teodoro, mentre Pagano II fu insignito dei feudi di Cassano (marchesato e ducato) e della contea di Pandino, come pure dei feudi di Garlate ed Oggionno. Egli procreò Ambrogio, Rinaldo, cameriere della chiave d'oro del Duca di Savoia, e Paolo Camillo che tra i molti onori ebbe dal Re di Francia, Francesco I, il grano collare di San Michele e venne nominato cavaliere e Pari di Francia.

Da Erasmo discesero Baldassarre e Giovanni Battista, da Giovanni Battista, Cesare, cavaliere pontificio, conte palatino ed abbreviatore di Papa Pio IV. Da lui Francesco, dottore di ambo le leggi, conte palatino e cavaliere di Santa Romana Chiesa, e da questi Ambrogio, e da lui Giovanni Paolo.

Giovanni Paolo diede i natali a Benedetto I, e di li a Febo I. Da Febo I venne Benedetto II che fu padre di Febo II. Da Febo II Don Giovanni Battista, ciambellano delle Loro Imperiali e Regie Maestà. Suoi figli furono Ferdinando, cavaliere di Malta, che ebbe in figli Carlo, Febo e Giovanni, e Febo III ciambellano e vice presidente del Regno del Lombardo-Veneto, cavaliere dell'Ordine della Corona Ferrea e dell'Imperiale Ordine di Leopoldo, amico del Parini e socio di varie accademie, morì nel 1836. Da lui Emanuele, Ferdinando, Giovanni, Carlo e Vitaliano che ereditò i titoli del padre. Da Vitaliano si ebbero Febo ed Emanuele.

Alla morte di Febo III, a ridosso del periodo risorgimentale italiano, si verificò una spaccatura in seno ai cinque fratelli. Vitaliano, ciambellano dell'Imperatore, prese la strada di Vienna, il fratello Carlo fu tra quelli che, a seguito delle cinque giornate di Milano, andarono a Torino a portare le chiavi della città di Milano. Ritornati poi gli austriaci, rimase come consigliere di re Vittorio Emanuele II e fu poi eletto Senatore nel primo parlamento dell'Italia unita. Emanuele rimase a Milano e fu tra i fautori del restauro del Castello Sforzesco di Milano, Giovanni divenne abate, Ferdinando, rimasto fedele all'impero, rimase come consigliere del Viceré presso la Villa Reale di Monza, sino all'abbandono della stessa da parte degli Asburgo, inviso al resto della famiglia, non si vide mai riconoscere i titoli da casa Savoia, neppure quando tutti i fratelli rimasero senza prole. Si ritirò in provincia e si dedicò alla cura dei possedimenti terrieri tra Pandino, Crema ed il cremonese. Solo il ramo che discende da Ferdinando è al momento esistente e, grazie al riconoscimento del Diploma Cesareo di Leopoldo I da parte dell'arciduca Ottone d'Asburgo-Lorena nel 2006, detiene tutti i titoli e privilegi conferiti nei secoli alla famiglia.

Protettori delle arti, uno dei membri e citato nella composizione Alla musa di Giuseppe Parini, dove l'autore esorta l'amico Febo D'Adda a riprendere a scrivere poesie. Questa famiglia fu molto generosa verso i più poveri creando asili, scuole, collegi, fondazioni. Sempre secondo il Tettoni-Saladini fecero una donazione di oltre 250.000 scudi. Questa nobile casa fu anche benemerita dell'illustrissima Religione di Malta, poiché è ben noto come don Giulio D'Adda si sia recato a soccorrere Malta a proprie spese e con un esercito interamente da lui pagato al fine di scacciare i Turchi che la tenevano stretta d'assedio.

Albero genealogico della famiglia D'Adda

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Sono riportati i membri titolati della famiglia[2].

 Antonio
 
 
 Rinaldo

Costanza Litta
 
 
 Antonio

Maria Trivulzio
 
 
 Pagano
Caterina della Torre
 
     
 Gaspare

Margherita Rabbia
Costanzo
Pietro
 Rinaldo

Margherita Carupo
 Francesco
   
         
Ottaviano
1560
Elisabetta Croce
Bianca

Girolamo Aliprandi
Giacomo
1563
Francesca Scarognini
Ludovico

Eleonora Dominioni
 MARCHESI DI PESSANO

Pagano
I marchese di Pessano
1553
Ippolita Fiorenza
 Erasmo
1573
Isabella Bottoli
Gian Augusto
1550
Zenobia Mauruzzi
Gian Antonio
CONTI DI SALE

Costanzo
I conte di Sale
1575
Bianca Beccaria
     
      
  

Linea estinta nel XVII secolo
Gaspare

1. Laura Del Maino
2. Flaminia Visconti di Rossano
Rinaldo
II marchese di Pessano
*15341599
?
Ambrogio
III marchese di Pessano
1600
Francesca Dolcetti
Giovanni Paolo
1586
Giulia Aliprandi
 Francesco
II conte di Sale
1644
Beatrice D'Adda
   
    
 Ercole

1. Beatrice Boldoni
2. Vittoria Aliprandi
 Francesco
*15361598
Beatrice Ghisolfi
Benedetto
1603
Margherita Colleoni
 Costanzo
III conte di Sale
*16171652
Anna Cusani
    
      
 Felice
*16111647
Margherita Zerate de Fuentes
Giuseppe
I marchese D'Adda, I duca di Stockerau
*16351692
Giovanna Ottolini
 MARCHESI DI PANDINO

Giovanni Ambrogio
I marchese di Pandino
1652
1. Maria Borromeo
2. Dorotea Arnolfi
Febo
II marchese di Pandino
1681
1. Giulia Arese
2. Eleonora Caravaggio
3. Isabella Eleizaldi
 Francesco
IV conte di Sale
*16471716
Ludovica Gallarati
Ferdinando
*16501719
Cardinale
    
    
 MARCHESI D'ADDA

Ercole
II marchese D'Adda
*1642 † d. 1692
Orsola Alippia
 Linea estinta
Benedetto
III marchese di Pandino
1733
Margherita Butintrocchi
 Costanzo
V conte di Sale
I marchese di San Giovanni di Pomesana
*16761749
1. Anna Visconti Aicardi
2. Giuseppina Castelbarco
   
   
 Giuseppe
III marchese D'Adda
† d. 1743
Livia d'Adda
 Febo
IV marchese di Pandino
1757
1. ?
2. Ippolita Biglia
 Francesco
VI conte di Sale
II marchese di San Giovanni di Pomesana
*17261779
1. Barbara Corbella
2. Teresa Litta Visconti Arese
   
    
 Paolo Camillo
IV marchese D'Adda
*17101787
?
 Girolamo
*17281800
1. Giuseppa Arrigoni
2. Virginia Nava
 Giovanni Battista
V marchese di Pandino
*17371784
Margherita Litta Visconti Arese
 Maria
*17721788
Giulio Gregorio Orsini, V marchese di Mosate
    
     
 Ercole
V marchese D'Adda
*17501799
Teresa Capitani di Settala
Felice
*17551798
Margherita Cagnola
 Gioacchino
*17941829
Elisabetta Pallavicino Trivulzio
 Febo
VI marchese di Pandino
*17721836
Marie Leopoldine von Khevenhüller-Metsch
 Estinzione della linea maschile
   
       
 MARCHESI D'ADDA SALVATERRA

Paolo
VI marchese D'Adda Salvaterra
*17971842
Carolina Cusani Confalonieri
Francesca
*17941877
Ambrogio Nava
Girolamo
*18151881
Ippolita Pallavicino Clavello
Benedetto
† infante
Vitaliano
VII marchese di Pandino
*18001879
Carolina Doria
 Giovanni
*18081859
Maria Isimbardi
 Carlo
*18161900
Maria Falcó Valcárcel Pio di Savoia
     
        
 Giuseppe
*18301831
Luigi
VII marchese D'Adda Salvaterra
*18291915
Leontine de Choiseul-Praslin
 Gioacchino
*18421913
Maria Busca Arconati Visconti
 Febo
*18381850
Emmanuele
*18401845
Emmanuele, VIII marchese di Pandino
*18471911
Beatrice Trotti Bentivoglio
Leopolda
*18471922
Annibale Brandolini
Giovanni
*18561900
   
   
 Paolo Carlo
*18611889
Mary Hopper
 Girolamo
VIII marchese D'Adda Salvaterra
*18831951
Carla Fabiani
 Linea estinta
  
  
 Linea estinta
 Gioacchino
IX marchese D'Adda Salvaterra
*1915 † ?
Maria Luisa Bernai
 
 
 Francesco d'Adda
*1943
attore

Membri notabili

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Si distinsero poi come banchieri e uomini politici, specie nel Regno Lombardo Veneto. Tra i personaggi di spicco si ricordano;

  1. ^ Cfr. Teatro Araldico, ovvero raccolta di armi e insegne delle più illustri e nobili casate, Milano, 1843
  2. ^ V. Spreti, Enciclopedia Storico-nobiliare italiana, Milano 1928-1930, rist. Bologna, 1969; Consulta araldica del Regno d'Italia, Libro d'Oro della nobiltà italiana-Serie aggiornata, annate varie

Bibliografia

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  • Giuseppe Benaglio, La verità smascherata. Dignità e venture di 398 famiglie nobili lombarde, piemontesi, ticinesi e d'altre terre e città d'Italia nei ranghi del patriziato milanese tra XIV e XVIII secolo secondo il manoscritto del 1716-19, Germignaga, Magazzeno Storico Verbanese, 2009, pp. 45–46

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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