Giuseppe Fava

scrittore, giornalista e drammaturgo italiano (1925-1984)

Giuseppe Enzo Domenico Fava, detto Pippo (Palazzolo Acreide, 15 settembre 1925Catania, 5 gennaio 1984), è stato uno scrittore, giornalista, drammaturgo, saggista e sceneggiatore italiano, ucciso da Cosa nostra.[1]

Pippo Fava

Fu un personaggio carismatico, apprezzato dai propri collaboratori per la professionalità e il modo di vivere semplice. È stato direttore responsabile del Giornale del Sud e fondatore de I Siciliani, secondo giornale antimafia in Sicilia. Il film Palermo or Wolfsburg, di cui ha curato la sceneggiatura, ha vinto l'Orso d'oro al Festival di Berlino nel 1980. È stato ucciso nel gennaio 1984 e per quel delitto sono stati condannati alcuni membri del clan mafioso dei Santapaola. È stato il secondo intellettuale a essere ucciso da cosa nostra dopo Peppino Impastato. Era il padre del giornalista e politico Claudio Fava e di Elena Fava, presidente della Fondazione Giuseppe Fava[2].

Biografia

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«A che serve essere vivi, se non c'è il coraggio di lottare?»

Gli esordi all'Espresso sera

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La casa dove crebbe Pippo Fava a Palazzolo Acreide

Nacque a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, il 15 settembre 1925. I suoi genitori Giuseppe ed Elena Fazzino erano maestri di scuola elementare, i suoi nonni contadini. Nel 1943 si trasferì a Catania e si laureò in giurisprudenza all'Università[3]. Si sposò, nel 1948, con la compaesana Angela Corridore. Nel 1952 diventò giornalista professionista. Iniziò così a collaborare a varie testate regionali e nazionali, tra cui Sport Sud, La Domenica del Corriere, Tuttosport e Tempo illustrato di Milano.

Nel 1956 venne assunto dall'Espresso sera, di cui fu caporedattore fino al 1980[4]. Scriveva di vari argomenti, dal cinema al calcio, ma i suoi lavori migliori furono una serie di interviste ad alcuni boss di Cosa nostra, tra cui Calogero Vizzini e Giuseppe Genco Russo. Molti lo avrebbero visto alla direzione del secondo quotidiano catanese, ma l'editore Mario Ciancio Sanfilippo gli preferì un altro giornalista, si disse perché non facilmente controllabile da chi comandava[3].

Teatro, cinema e radio

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Nel periodo in cui lavorò all'Espresso sera, Pippo Fava iniziò a scrivere per il teatro. La sua prima opera, Cronaca di un uomo, datata 1966, vinse il Premio Vallecorsi. Nel 1970, La violenza conquistò il Premio IDI e, dopo la prima al Teatro Stabile di Catania, fu portata in tournée per tutta Italia. Nel 1972, avviò una collaborazione con il grande schermo, con la trasposizione cinematografica del suo primo dramma: La violenza: Quinto potere, diretto da Florestano Vancini. Nel 1975, dal suo primo romanzo, Gente di rispetto, venne tratto il film omonimo, diretto da Luigi Zampa ed interpretato da Franco Nero, Jennifer O'Neill e James Mason.

Dopo aver lasciato l'Espresso sera, Fava si trasferì a Roma, dove condusse Voi e io, una trasmissione radiofonica su Radiorai. Continuò a scrivere collaborando con Il Tempo e il Corriere della Sera e, soprattutto, scrivendo la sceneggiatura di Palermo or Wolfsburg, film di Werner Schroeter tratto dal suo romanzo Passione di Michele. Nel 1980 il film vinse l'Orso d'Oro. Continuava anche l'attività teatrale, iniziata anni prima e culminata con alcune rappresentazioni delle sue opere[3].

Direttore del Giornale del Sud

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Nella primavera del 1980 gli venne affidata la direzione del Giornale del Sud. Inizialmente accolto con scetticismo, Fava creò un gruppo redazionale ex novo, affidandosi a giovani ed inesperti cronisti improvvisati. Tra di essi figuravano il figlio Claudio, Elena Brancati, Rosario Lanza, Riccardo Orioles, Michele Gambino, Antonio Roccuzzo, Fabio Tracuzzi[5] che l'avrebbero seguito nella successiva esperienza lavorativa. A Franco La Magna venne affidato l'incarico di curare le pagine culturali, il c.d. "Paginone".

Pippo Fava fece del Giornale del Sud un quotidiano coraggioso. L'11 ottobre 1981 pubblicò Lo spirito di un giornale, un articolo in cui chiariva le linee guida che faceva seguire alla sua redazione: basarsi sulla verità per «realizzare giustizia e difendere la libertà»[6]. Fu in quel periodo che si riuscì a denunciare le attività di Cosa nostra, attiva nel capoluogo etneo soprattutto nel traffico della droga.

Per un anno il Giornale del Sud continuò senza soste il suo lavoro. Il tramonto della gestione Fava fu segnato da tre avvenimenti: la sua avversione all'installazione di una base missilistica a Comiso (poi effettivamente realizzata), la sua presa di posizione a favore dell'arresto del boss Alfio Ferlito e l'arrivo di una nuova cordata di imprenditori al giornale. I nomi dei nuovi editori dicevano poco: Salvatore Lo Turco, Gaetano Graci, Giuseppe Aleppo, Salvatore Costa. Si trattava di «tipi ambiziosi, astuti, pragmatici», come il figlio Claudio spiegava ne La mafia comanda a Catania. Poi si scoprì che Lo Turco frequentava il boss Nitto Santapaola, e che Graci andava a caccia con il boss.

Inoltre erano iniziati gli atti di forza contro la rivista. Venne organizzato un attentato, a cui scampò, con una bomba contenente un chilo di tritolo. In seguito, la prima pagina del Giornale del Sud che denunciava alcune attività di Ferlito fu sequestrata prima della stampa e censurata, mentre il direttore era fuori[2].

Di lì a poco Fava venne licenziato. I giovani giornalisti occuparono la redazione, ma a nulla valsero le loro proteste. Per una settimana rimasero chiusi nella sede, ricevendo pochi attestati di solidarietà. Dopo un intervento del sindacato, l'occupazione cessò. Poco tempo dopo, il Giornale del Sud avrebbe chiuso i battenti per volontà degli stessi editori[3].

Direttore de I Siciliani

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«Qualche volta mi devi spiegare chi ce lo fa fare, perdìo. Tanto, lo sai come finisce una volta o l'altra: mezzo milione a un ragazzotto qualunque e quello ti aspetta sotto casa…[7]»

 
Giuseppe Fava.

Rimasto senza lavoro, Fava si rimbocca le maniche e con i suoi collaboratori fonda una cooperativa, Radar, per poter finanziare un nuovo progetto editoriale. Praticamente senza mezzi operativi (solo due rotative Roland di seconda mano acquistate grazie alle cambiali) ma con molte idee, il gruppo riesce a pubblicare il primo numero della rivista nel novembre 1982. La nuova rivista, con cadenza mensile, si chiama I Siciliani.

Diventò subito una delle esperienze decisive per il movimento antimafia. Le inchieste della rivista diventarono un caso politico e giornalistico: gli attacchi alla presenza delle basi missilistiche in Sicilia, la denuncia continua della presenza della mafia, le piccole storie di ordinaria delinquenza. Probabilmente l'articolo più importante è il primo firmato Pippo Fava, intitolato I quattro cavalieri dell'apocalisse mafiosa. Si tratta di un'inchiesta-denuncia sulle attività illecite di quattro imprenditori catanesi, Carmelo Costanzo, Gaetano Graci (agrigentino di nascita), Mario Rendo e Francesco Finocchiaro, e di altri personaggi come Michele Sindona. Senza giri di parole, Fava collega i cavalieri del lavoro con il clan del boss Nitto Santapaola[8].

Nell'anno successivo, Rendo, Salvo Andò e Graci cercarono di comprare il giornale per poterlo controllare, ottenendo solo rifiuti. I Siciliani continuò ad essere una testata indipendente. Continuò a mostrare le foto di Santapaola con politici, imprenditori e questori. Immagini conosciute dalle forze di polizia ma non usate contro i collusi[3].

Il 28 dicembre 1983 rilascia la sua ultima intervista a Enzo Biagi nella trasmissione Film Story in onda sulla Televisione della Svizzera Italiana, sette giorni prima del suo assassinio. Raccontava Fava[9]:

«Mi rendo conto che c'è un'enorme confusione che si fa sul problema della mafia.[...] I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. [...] Non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale, questa è roba da piccola criminalità, che credo abiti in tutte le città italiane, in tutte le città europee. Il problema della mafia è molto più tragico e più importante, è un problema di vertice nella gestione della nazione ed è un problema che rischia di portare alla rovina, al decadimento culturale e definitivo l'Italia.[10]»

L'omicidio e i funerali

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Giuseppe Fava.

Alle ore 21:30 del 5 gennaio 1984 Giuseppe Fava si trovava in via dello Stadio e stava andando a prendere la nipote che recitava in Pensaci, Giacomino! al teatro Verga. Aveva appena lasciato la redazione del suo giornale. Non ebbe il tempo di scendere dalla sua Renault 5 che fu ucciso da cinque proiettili calibro 7,65 alla nuca[11]. Inizialmente, l'omicidio fu etichettato come delitto passionale, sia dalla stampa sia dalla polizia. Si disse che la pistola utilizzata non fosse tra quelle solitamente impiegate in delitti a stampo mafioso. Si iniziò anche a cercare tra le carte de I Siciliani, in cerca di prove: un'altra ipotesi era il movente economico, per le difficoltà in cui versava la rivista[12].

Anche le istituzioni, in primis il sindaco Angelo Munzone, diedero peso a questa tesi, tanto da evitare di organizzare una cerimonia pubblica con la presenza delle cariche cittadine[13]. L'onorevole Nino Drago chiese una chiusura rapida delle indagini perché «altrimenti i cavalieri potrebbero decidere di trasferire le loro fabbriche al nord». Il sindaco ribadì che la mafia a Catania non esisteva. A ciò ribatté l'alto commissario Emanuele De Francesco, che confermò che «la mafia è arrivata a Catania» con certezza, e il questore Agostino Conigliaro, sostenitore della pista del delitto di mafia[12].

Il funerale si tenne nella piccola chiesa di Santa Maria della Guardia e poche persone diedero l'ultimo saluto al giornalista[14]: furono soprattutto giovani e operai ad accompagnare la bara. Inoltre, ci fu chi fece notare che spesso Fava scriveva dei funerali di stato organizzati per altre vittime della mafia, a cui erano presenti ministri e alte cariche pubbliche: il suo, invece, fu disertato da molti, gli unici presenti erano il questore, alcuni membri del PCI e il presidente della regione Santi Nicita[12].

 
La tomba di Giuseppe Fava a Palazzolo Acreide

Una seconda cerimonia funebre con il feretro e grande partecipazione popolare e delle locali autorità venne celebrata presso la Basilica di San Paolo nel paese natale, ove venne infine seppellito nella cappella di famiglia nel locale cimitero monumentale.

 
1984 , Funerali di Giuseppe Fava a Palazzolo Acriede

Le indagini e i processi

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Targa commemorativa sul luogo dove venne ucciso Fava.

Successivamente, l'evidenza delle accuse lanciate da Fava sulle collusioni tra la mafia e i cavalieri del lavoro catanesi viene rivalutata dalla magistratura, che avvia vari procedimenti giudiziari. L'attacco frontale che la mafia aveva messo in atto nei confronti delle istituzioni non poté passare inosservato[15]. Un anno dopo il delitto, il giudice istruttore Sebastiano Cacciatore firmò un mandato di cattura nei confronti di un ragazzo detenuto nel carcere di Piazza Lanza, Domenico Lo Faro[16], che confessò l'omicidio in una lettera alla fidanzata e ad un sacerdote ma non venne creduto e l'indagine archiviata[17][18]. Qualche mese dopo, nel luglio 1984 un detenuto catanese nel carcere di Belluno, Luciano Grasso, confessò il delitto ma risultò pure lui un mitomane[19]. L'anno successivo, un rapinatore catanese di mezza tacca detenuto nel carcere di Torino, Francesco Vanaria, rese ai magistrati dichiarazioni sul caso Fava, accusando il boss Marcello D'Agata (uno dei fedelissimi di Santapaola) di essere l'assassino ma nemmeno lui venne considerato attendibile[20]. Dopo un primo stop nel 1985, per la sostituzione del sostituto procuratore aggiunto per "incompatibilità ambientale"[11], nel 1989 arrivarono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Pellegriti, ex mafioso di Adrano, il quale affermava di aver incaricato un suo uomo di assassinare Fava per fare un favore a Santapaola[21]; tuttavia Pellegriti venne denunciato per calunnia dal giudice Giovanni Falcone poiché le sue dichiarazioni si rivelarono inventate[22].

Le indagini ripresero a pieno ritmo solo nel 1993, a seguito delle accuse del collaboratore di giustizia Claudio Severino Samperi, che condussero al maxi-blitz con 156 arresti contro il clan Santapaola denominato "Orsa Maggiore" e consentirono di incriminare Nitto Santapaola e il nipote Aldo Ercolano rispettivamente come mandante ed esecutore materiale dell'omicidio Fava[23]. L'anno successivo si aggiunsero anche le dichiarazioni di Maurizio Avola, il quale si autoaccusò di aver avuto un ruolo operativo nel delitto e indicò i nomi degli altri assassini[24]. Nel 1998 si è concluso a Catania il processo denominato "Orsa Maggiore 3" dove per l'omicidio di Giuseppe Fava sono stati condannati all'ergastolo il boss mafioso Nitto Santapaola, ritenuto il mandante, Marcello D'Agata e Francesco Giammuso come organizzatori, e Aldo Ercolano come esecutore assieme al reo confesso Maurizio Avola. Nel 2001 le condanne all'ergastolo sono state confermate dalla Corte d'appello di Catania per Nitto Santapaola e Aldo Ercolano, accusati di essere stati i mandanti dell'omicidio, mentre sono stati assolti Marcello D'Agata e Franco Giammuso che in primo grado erano stati condannati all'ergastolo come esecutori dell'omicidio. L'ultimo processo si è concluso nel 2003 con la sentenza della Corte di cassazione che ha condannato Santapaola ed Ercolano all'ergastolo e Avola a sette anni patteggiati.

Sono stati due i pentiti protagonisti del processo: Luciano Grasso e Maurizio Avola. Entrambi sono stati presi di mira da La Sicilia, che ha annunciato il pentimento di Grasso prima ancora che avesse potuto testimoniare contro gli assassini di Fava (poi effettivamente l'avrebbe fatto, ma ad un altro inquirente) e che ha cercato più volte di screditare Avola tramite Tony Zermo. Avola, in particolare, spiegò che Santapaola organizzò l'omicidio per conto di alcuni «imprenditori catanesi» e di Luciano Liggio: nessuno di questi però è stato condannato come mandante[11].

Fava giornalista

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«Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell'ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo.»

«Non era Fava a firmare le inchieste di mafia che comparivano sui Siciliani. Quelle inchieste le firmavamo io, Gambino, o altri colleghi, nessuno dei quali è stato ammazzato. Noi riuscivamo a illuminare un pezzo, a mostrare una porzione di verità che veniva subito riassorbita. Fava era di più. Lui sapeva descrivere come nessun altro al mondo, puntava la luce sulla normalità. Uno così non si poteva lasciare vivere. E la normalità è quella di cui oggi non ci si occupa.»

Giuseppe Fava era uno strenuo sostenitore della verità. L'articolo Lo spirito di un giornale fu il suo manifesto programmatico, in cui sottolineò l'importanza di denunciare attraverso la stampa per sminuire il potere della criminalità e per «realizzare giustizia e difendere la libertà». Il giornalista si dedicò soprattutto alla denuncia della mafia, il male che attanagliava la sua terra, e delle sue collusioni con la politica. Fu anche accostato a Pier Paolo Pasolini per le sue critiche alla classe dirigente[27]. D'altro canto, l'intellettuale palazzolese fu anche apprezzato per i suoi lavori riguardanti lo sport e la cultura, a cui si dedicò per tutto l'arco della sua carriera.

Fava scrittore

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Riccardo Orioles, uno dei suoi più stretti collaboratori, lo pone tra le massime espressioni della letteratura italiana in Sicilia. Lo definisce uno scrittore minore e dimenticato, ma anche uno che, a differenza dei grandi come Luigi Pirandello o Giovanni Verga, non ha abbandonato i suoi ideali giovanili per diventare un reazionario.

Orioles definisce il suo stile popolare, il suo linguaggio denso e forte, il suo stile semplice. I suoi personaggi erano tutti ben connotati psicologicamente, ma solitamente erano ben schierati tra potenti ed oppressi. Il suo capolavoro è stato Passione di Michele, pubblicato nel 1980[28].

L'eredità

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«Essere siciliani vuol dire, tra l'altro, vivere nell'antica ed eterna contraddizione tra infelicità e speranza.»

I Siciliani

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L'omicidio di Giuseppe Fava non impedì alla sua rivista, I Siciliani, di continuare ad uscire. Il giorno dopo la sua morte la redazione riaprì come se nulla fosse successo. Anzi, la sua morte servì a trovare nuova gente che collaborasse. Orioles raccontò che quel giorno si presentò un gruppo di giovani di Sant'Agata li Battiati iscritti alla FGCI pronti a distribuire il giornale. Per tre anni la rivista portò avanti la sua campagna antimafia, malgrado le crescenti difficoltà, e contribuì ad animare varie manifestazioni a cui partecipavano persone di qualsiasi schieramento politico[28].

Fondazione Fava

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L'attività antimafia di Pippo Fava e de I Siciliani è stata portata avanti anche dalla fondazione Fava. Scopo principale della Fondazione, che non riceve finanziamenti dallo Stato, è quello di stimolare varie attività contro la delinquenza, tra cui la creazione di centri di aggregazione, l'organizzazione di convegni ed eventi culturali rivolti soprattutto alla scuola, la pubblicazione di libri e la messa in scena di opere teatrali[29].

Dal gennaio 2007 è stato istituito un Premio Nazionale "nient'altro che la verità: scritture e immagini contro le mafie" riservato a chi già è affermato nel campo giornalistico, che si svolge ogni 5 gennaio a Catania, e un Premio Giovani riservato a coloro i quali si muovono nei circuiti meno noti e alternativi dell'informazione, che si svolge ogni 4 gennaio a Palazzolo Acreide, organizzato dal Coordinamento Giuseppe Fava[30]. È possibile sottoporre le proprie opere all'attenzione del coordinamento o della fondazione inviando il materiale entro il 30 novembre di ogni anno.

Dal gennaio 2010 è stato istituito su iniziativa del Coordinamento Giuseppe Fava di Palazzolo Acreide[31], in collaborazione con Fondazione Fava, Libera (Siracusa) - Associazioni, Nomi e Numeri contro le Mafie e Associazione Palazzolese Antiracket, un premio riservato alle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, che vede impegnati gli studenti con diverse tipologie di lavori contro le mafie.

Premiati

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  • Vortice, inedito, 1947.
  • La qualcosa, con Pippo Baudo, 1959.
  • Cronaca di un uomo, 1966.
  • La violenza, Palermo, Flaccovio, 1969.
  • Il proboviro. Opera buffa sugli italiani, Catania, Editrice Sud, 1972.
  • Bello, bellissimo, 1974.
  • Delirio, 1979.
  • Opera buffa, 1979.
  • Sinfonia d'amore, 1980.
  • Foemina ridens, 1980.
  • Ultima violenza. Dramma in due atti, Catania, Centro Editoriale Radar, 1982.

Giuseppe Fava ha scritto anche alcune opere mai andate in scena:

  • La rivoluzione.
  • America America.
  • Dialoghi futuri imminenti.
  • Il vangelo secondo Giuda.[39]
  • Paradigma.
  • L'uomo del nord.
  • Teatro, 4 volumi, Catania, Tringale, 1988.
I, Ultima violenza, Sinfonia d'amore, La rivoluzione.
II, America America, Bello bellissimo, Foemina ridens, Dialoghi futuri imminenti
III, Il Vangelo secondo Giuda, Delirio, Il proboviro
IV, Cronaca di un uomo, La violenza, Paradigma, L'uomo del Nord

Saggistica

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Narrativa

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Opere su Fava

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Nel 1984 il regista Vittorio Sindoni ha realizzato il film-documentario Giuseppe Fava: Siciliano come me. Tra gli attori, figuravano Leo Gullotta e Ignazio Buttitta[40]. Nel 2005 è stata messa in scena al Centro Zō di Catania L'istruttoria - atti del processo in morte di Pippo Fava, di Claudio Fava e Ninni Bruschetta, sui processi seguiti all'omicidio. L'opera mette in scena le dichiarazioni (a volte ridicole) rilasciate da Mario Ciancio, Tony Zermo, Salvatore Lo Turco e altri testimoni, tutti personaggi che hanno avversato in qualche modo l'operato del giornalista palazzolese contro la mafia[41].

Nel 2011 Antonio Roccuzzo scrive Mentre l'orchestrina suonava Gelosia... Crescere e ribellarsi in una tranquilla città di mafia, un racconto autobiografico, in cui l'autore descrive e racconta la sua vita personale e quella lavorativa: l'inizio e l'excursus della sua carriera, l'incontro con Pippo Fava e l'esperienza giornalistica e umana vissuta con questo grande giornalista.

Nel 2012 viene realizzato il cortometraggio La ricotta e il caffe', prodotto da Corrado Azzollini per la Draka production, con la regia di Sebastiano Rizzo, tra gli attori Luca Ward e Barbara Tabita.

Il 5 gennaio 2014, in prima visione su Rai 3, è andato in onda il film-documentario I ragazzi di Pippo Fava. Inizialmente esso doveva andare in onda in seconda serata ma la sua programmazione è stata anticipata, a seguito dei risultati di una petizione indetta dagli autori del progetto WikiMafia.[42]

Sempre nel 2014 Edizioni Bietti ha pubblicato A che serve essere vivi[43], il primo dei tre volumi della raccolta dei testi teatrali di Giuseppe Fava, opera a cura dello scrittore Massimiliano Scuriatti.

Il 23 maggio 2018, in occasione della giornata della legalità, va in onda su Rai Uno la fiction Prima che la notte, dedicata a Giuseppe Fava.

A maggio 2020 per la collana a fumetti "Chiedi chi erano gli eroi" esce il terzo volume dedicato a Giuseppe Fava intitolato: "Pippo Fava - Lo spirito di un giornale".[44][45][46]

  1. ^ https://vittimemafia.it/5-gennaio-1984-catania-assassinato-giuseppe-fava-giornalista-del-giornale-del-sud-de-i-siciliani-e-scrittore/
  2. ^ a b Vincenzo Musacchio, Angeli contro le mafie, su youblisher.com, Scuola di Legalità "Don Giuseppe Diana" di Roma e del Molise, 50-53. URL consultato il 5 gennaio 2017 (archiviato il 12 maggio 2016).
  3. ^ a b c d e Sebastiano Gulisano, Giuseppe "Pippo" Fava, su reti-invisibili.net, Reti invisibili (da Polizia e Democrazia), 6 ottobre 2007. URL consultato il 5 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2007).
  4. ^ Giuseppe Fava, su girodivite.it. URL consultato il 5 gennaio 2020 (archiviato il 29 aprile 2009).
  5. ^ Fernando M. Adonia, Antimafia. Giuseppe Fava nel racconto di Fabio Tracuzzi unico “fascista” de I Siciliani, su barbadillo.it, 5 gennaio 2014. URL consultato il 9 gennaio 2020 (archiviato il 10 ottobre 2017).
  6. ^ Lo spirito di un giornale / di Pippo Fava, 11 ottobre 1981, su girodivite.it, Girodivite, 11 ottobre 1981. URL consultato il 9 gennaio 2020 (archiviato il 12 aprile 2018).
  7. ^ Ricordando Giuseppe Fava e il suo coraggio, su ilmanifesto.it, il manifesto, 29 novembre 2013. URL consultato il 23 maggio 2018 (archiviato il 7 luglio 2018).
  8. ^ Giuseppe Fava, I quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa, su girodivite.it, Girodivite, 4 gennaio 2004. URL consultato il 9 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 5 giugno 2006).
  9. ^ "I mafiosi stanno in Parlamento" Archiviato il 12 marzo 2018 in Internet Archive. , Video dell'ultima intervista di Giuseppe Fava del 28 dicembre 1983.
  10. ^ Giuseppe Fava, Prima che vi uccidano, Collaboratore: Roberto Saviano, Giunti Editore, ISBN 8858761782. URL consultato il 23 maggio 2018 (archiviato il 24 maggio 2018).
  11. ^ a b c Daniele Biacchessi. Il caso Pippo Fava Archiviato il 27 maggio 2006 in Internet Archive.. Radio24.it.
  12. ^ a b c Alcune cronache su un caso di mafia Archiviato il 6 ottobre 2007 in Internet Archive.. I Siciliani, aprile 1984.
  13. ^ Silvestro Livolsi, Piccola testimonianza sul 'giorno dopo' l'omicidio Fava, su girodivite.it, Girodivite - Segnali dalle città invisibili, 14 luglio 2004. URL consultato il 23 maggio 2018 (archiviato il 6 gennaio 2017).
  14. ^ Ida Sconzo, Vent'anni fa: Pippo Fava, su girodivite.it, 28 febbraio 2004. URL consultato il 9 gennaio 2020 (archiviato il 6 gennaio 2018).
  15. ^ Doc. XXIII n. 48 - Pag. 12 - PARTE PRIMA - 1. Il territorio e la criminalità (Relazione sullo stato della criminalità nella città di Catania, approvato dalla Commissione parlamentare antimafia il 29 novembre 2000), su camera.it, Camera dei deputati. URL consultato il 23 maggio 2018 (archiviato il 23 settembre 2015).
  16. ^ ARRIVO' DA PALERMO L'ORDINE DI UCCIDERE GIUSEPPE FAVA - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 30 marzo 2021.
  17. ^ 'DELITTO FAVA UN'INDAGINE ARCHIVIATA' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 30 marzo 2021.
  18. ^ IL GIUDICE SEVERO CON CIRILLO 'QUELLE SUE STRANE AMNESIE...' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 30 marzo 2021.
  19. ^ ANCHE LA MALA CATANESE HA IL SUO PRIMO PENTITO - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 30 marzo 2021.
  20. ^ 'ECCO A VOI I KILLER DI DALLA CHIESA' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 30 marzo 2021.
  21. ^ CINQUE SUPERKILLER CINQUE PISTE DIVERSE SI COMPLICA IL CASO FAVA - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 30 marzo 2021.
  22. ^ ECCO LA 'CONFESSIONE' DI PELLEGRITI - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 30 marzo 2021.
  23. ^ CACCIA AI KILLER DI FAVA A CATANIA 41 IN MANETTE - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 30 marzo 2021.
  24. ^ ' VELENO SUL PENTITO DEI CLAN' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 30 marzo 2021.
  25. ^ Giuseppe Fava, Lo spirito di un giornale, su girodivite.it, Girodivite - Segnali dalle città invisibili, 11 ottobre 1981. URL consultato il 23 maggio 2018 (archiviato il 25 aprile 2017).
  26. ^ Paola Roccella, Fava, antieroe contro la mafia, su catania.meridionews.it, MeridioNews, 8 gennaio 2011. URL consultato il 23 maggio 2018 (archiviato il 23 maggio 2018).
  27. ^ Marco Olivieri da La Repubblica, L'istruttoria: il teatro rilegge il delitto Fava, su invisibil.blogspot.com, Invisible news, 4 gennaio 2006. URL consultato il 9 gennaio 2020 (archiviato il 14 novembre 2012).
  28. ^ a b Riccardo Orioles, Cinque Gennaio, su girodivite.it, Girodivite - Segnali dalle città invisibili, 5 aprile 2006. URL consultato il 9 gennaio 2020 (archiviato il 7 giugno 2006).
  29. ^ Pina La Villa, Giuseppe Fava: Un anno, su girodivite.it, Girodivite, 6 gennaio 2004. URL consultato il 9 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale l'11 maggio 2006).
  30. ^ Sito ufficiale del Coordinamento G. Fava Archiviato il 27 settembre 2010 in Internet Archive.
  31. ^ Edizioni Premio Scuole Archiviato il 14 marzo 2014 in Internet Archive.
  32. ^ Donatella Guarino, A Fabrizio Gatti il Premio Nazionale di giornalismo d’inchiesta intitolato a Giuseppe Fava, su girodivite.it, Girodivite, 4 gennaio 2007. URL consultato il 9 gennaio 2020 (archiviato il 9 dicembre 2007).
  33. ^ Stefano Fantino, Premio “Giuseppe Fava” a Roberto Morrione - Il presidente di Libera Informazione premiato insieme ad Addiopizzo, su liberainformazione.org, www.liberainformazione.org, 5 gennaio 2008. URL consultato il 9 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 9 gennaio 2008).
  34. ^ Marco Pirrello, "Nient'altro che la verità": a Lucarelli il 'premio Fava' Archiviato l'8 luglio 2011 in Internet Archive., Step1, 7 gennaio 2009, URL consultato il 28 dicembre 2010.
  35. ^ Olivia Calà e Luisa Santangelo, «Racconto le storie degli altri». E la mafia vuole ucciderlo , Step1, 7 gennaio 2010, URL consultato il 28 dicembre 2010.
  36. ^ Puntata di "Italia in controluce" di Radio24 di Paola Nania[collegamento interrotto]
  37. ^ Puntata di "Italia in controluce" di Radio24-il sole24ore di Sabrina Pisu[collegamento interrotto]
  38. ^ Gaetano "Gato" Alessi, su blogger.com, Blogger. URL consultato il 9 gennaio 2020 (archiviato il 4 dicembre 2007).
  39. ^ da cui è stato però tratto il cortometraggio Dal Vangelo Secondo Giuda
  40. ^ (EN) Giuseppe Fava: Siciliano come me, su IMDb, IMDb.com.
  41. ^ Carmen Ruggeri, La mafia in scena 21 anni dopo la morte di Pippo Fava, su girodivite.it, Girodivite, 6 gennaio 2005. URL consultato il 9 gennaio 2020 (archiviato il 4 giugno 2006).
  42. ^ Pippo Fava, la Rai sceglie la prima serata grazie a WikiMafia, su ilfattoquotidiano.it. URL consultato il 6 gennaio 2014 (archiviato il 13 aprile 2014).
  43. ^ » A che serve essere vivi. Tutto il teatro, volume 1, su bietti.it. URL consultato il 9 novembre 2017 (archiviato il 9 novembre 2017).
  44. ^ Pippo Fava, in edicola il volume 3 della graphic novel “Chiedi chi erano gli eroi” pubblicata da Paper First: “Così diventa un esempio da seguire”, su ilfattoquotidiano.it. URL consultato il 15 maggio 2020.
  45. ^ Chiedi chi erano gli eroi: Pippo Fava, su antimafiaduemila.com. URL consultato il 15 maggio 2020.
  46. ^ Chiedi chi erano gli eroi - n. 3 - Pippo Fava - Lo spirito di un giornale - settimanale, su edicola.shop. URL consultato il 15 maggio 2020.

Bibliografia

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  • Claudio Fava, La mafia comanda a Catania 1960-1991. Roma-Bari, Laterza, 1992. ISBN 88-420-3811-3
  • Claudio Fava, Nel nome del padre. Milano, Baldini & Castoldi, 1996. ISBN 88-8089-129-4
  • Nando dalla Chiesa, Storie. Torino, Einaudi, 1990.
  • Umberto Santino (a cura di), L'antimafia difficile. Palermo, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, 1989.
  • Rosalba Cannavò, Pippo Fava. Cronaca di un uomo libero. Catania, Cuecm, 1990.
  • Franco La Magna, Lo schermo trema.Letteratura siciliana e cinema, Città del Sole Edizioni, Reggio Calabria, 2010, ISBN 978-88-7351-353-7
  • Antonella Mascali, Lotta civile. Contro le mafie e l'illegalità, Milano, Chiarelettere 2009.
  • Massimo Gamba, Il Siciliano. Giuseppe Fava antieroe contro la mafia, Milano, Sperling & Kupfer, 2010. ISBN 978-88-200-4931-7
  • Franco Pappalardo La Rosa, "Un 'giallo' condito di poesia", in Le storie altrui. Narrativa italiana del penultimo Novecento, Torino, Achille e La Tartaruga, 2016, ISBN 9788896 558416-
  • Pierlorenzo Randazzo, La scena rivoluzionaria di Giuseppe Fava, Navarra, 2023. ISBN 979-12-80866-07-3
  • Pierlorenzo Randazzo, La passione del comprendere. Arte, politica e teatro di Giuseppe Fava, Mimesis/Parterre, Milano, 2023. ISBN 978-88-5759-867-3

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