Disambiguazione – Se stai cercando il rabbino italiano del XIII secolo, vedi Hillel ben Samuel da Verona.
Lo stesso argomento in dettaglio: Shammai ed Hillel.
(HE)

«אם אני לא בשביל עצמי מי יהיה בשבילי? עם זאת, אם אני רק בשביל עצמי, מה אני? ואם לא עכשיו, מתי?»

(IT)

«Se io non sono per me, chi è per me? E se io sono solo per me stesso, cosa sono? E se non ora, quando?»

Hillel (Babilonia, 60 a.C. circa – Gerusalemme, 7) è stato un rabbino ebreo antico, primo dei tannaim, i Maestri della Mishnah, che visse a Gerusalemme al tempo di Erode il Grande.

Noto come Hillel il Vecchio e da non confondere con l'omonimo Hillel l'amorà, Maestro della Ghemarà, a lui successivo.

La vita

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Appartenente alla stirpe di David da parte di madre, della tribù di Beniamino da parte di padre, lasciò Babilonia per studiare con i maestri ebrei della Terra d'Israele Shemaiah e Avtalyon, entrambi convertiti all'ebraismo. Il Talmud racconta che, quando l'ingresso alle lezioni era a pagamento, non avendo il giovane studente disponibilità di denaro, dovette una volta salire sul tetto dell'edificio dove si tenevano le lezioni, per ascoltare attraverso il camino; il suo impegno nello studio venne apprezzato dai maestri. Divenne in seguito il membro più importante delle accademie, raggiungendo i vertici dell'ebraismo in terra d’Israele, primo dei tannaim, i Maestri della Mishnah. Ebbe numerose dispute con un altro capo religioso, Shammai, per il suo atteggiamento più aperto e meno conservatore, anche nei confronti dei convertiti.

Viene ricordata la sua risposta a un aspirante alla conversione, che desiderava conoscere l'intera Torah: "Ciò che non è buono per te non lo fare al tuo prossimo. Il resto è commento. Vai e studia (la Torah)"[1], ripreso poi da Gesù Cristo quando dice «"Amerai il prossimo tuo come te stesso".

Molto prima del rabbino, addirittura lo ha scritto Mosè: Non farai vendetta e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono l'Eterno (Levitico 19:18, vers. Nuova Diodati).

Non c'è altro comandamento più importante di questo » (Marco 12, 29-31) e richiamato dall'apostolo Paolo: «Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti, il precetto: "Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare" e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: "Amerai il prossimo tuo come te stesso"» (Romani, 13,8-10). A lui inoltre il Talmud attribuisce il noto detto: "Se io non sono per me, chi è per me? E, se io sono solo per me stesso, cosa sono? E se non ora, quando?"[2].

L'influenza del suo insegnamento

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Dispute talmudiche tra Bet Shammai e Bet Hillel.

Dopo la sua morte, i suoi seguaci (il Bet Hillel), tra i quali Jochanan Ben Zakkai, divennero la scuola dominante: anche nelle controversie con i seguaci di Shammai (Bet Shammai), si manteneva sempre un profondo rispetto reciproco. La Halakhah segue l'opinione dei primi.

  1. ^ Talmud babilonese, Trattato dello Shabbath, 31a
  2. ^ Pirkei Avot 1,14

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