Adolf Eichmann

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Otto Adolf Eichmann
Adolf Eichmann nel 1942
NascitaSolingen, 19 marzo 1906
MorteRamla, 31 maggio 1962 (56 anni)
Cause della morteImpiccagione
Luogo di sepolturaCremato e disperso in mare
Dati militari
Paese servitoBandiera della Germania Germania nazista
Forza armata Schutzstaffel
Reichssicherheitshauptamt
Specialitàesperto della questione ebraica
Unità Reichssicherheitshauptamt
Anni di servizio1933 - 1945
GradoSS-Obersturmbannführer
ComandantiHeinrich Müller
(Comandante IV Sezione dell'RSHA)
Reinhard Heydrich
(Comandante RSHA)
Ernst Kaltenbrunner
(Comandante RSHA, successore di Heydrich)

Heinrich Himmler (Comandante SS)
Adolf Hitler
(Führer)

GuerreSeconda guerra mondiale
Firma di Eichmann
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Otto Adolf Eichmann (Solingen, 19 marzo 1906Ramla, 31 maggio 1962) è stato un militare, funzionario e criminale di guerra tedesco considerato uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista.

Col grado di SS-Obersturmbannführer (tenente colonnello) era responsabile di una sezione del RSHA; esperto di questioni ebraiche, perseguendo la cosiddetta soluzione finale organizzò il traffico ferroviario per il trasporto degli ebrei ai vari campi di concentramento. Sfuggito al processo di Norimberga, si rifugiò in Argentina, dove venne catturato dal Mossad. Fu processato in Israele e condannato a morte per genocidio e crimini contro l'umanità.

Otto Adolf Eichmann nacque nel 1906 a Solingen, figlio di Adolf Karl Eichmann e Maria Schefferling. Nel 1914, dopo la morte della madre, la famiglia si trasferì a Linz. Durante il primo conflitto mondiale il padre di Eichmann combatté nell'esercito austro-ungarico e al congedo tornò ai propri affari a Linz.

Eichmann abbandonò prima del diploma la scuola superiore (Realschule[1]) e cominciò un corso per diventare meccanico, ma nel 1923 abbandonò anche questo per lavorare presso l'azienda paterna di estrazione mineraria. Tra il 1925 e il 1927 Eichmann trovò impiego come agente commerciale presso l'Oberösterreichische Elektrobau AG. Passato, quale agente distrettuale, alla Vacuum Oil Company AG, una sussidiaria della Standard Oil, rientrò in Germania nel luglio 1933.

Eichmann, che non aveva mai mostrato particolare interesse per la politica, cominciò invece a partecipare a manifestazioni e raduni di partiti politici che in quegli anni si svolgevano numerosi sia in Germania sia in Austria, e, durante una manifestazione del NSDAP, incontrò un vecchio amico di famiglia, Ernst Kaltenbrunner, entrando così a far parte delle SS alle sue dirette dipendenze.

Ruolo nelle deportazioni

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«Salterò nella mia tomba ridendo, perché la sensazione di avere sulla coscienza cinque milioni di esseri umani è per me fonte di straordinaria soddisfazione.»

La grande svolta nella vita e carriera di Eichmann fu probabilmente rappresentata dalla lettura del libro Lo Stato ebraico di Theodor Herzl, il fondatore del movimento sionista.

Affascinato dalla conoscenza del nemico, Eichmann intuì che una reale possibilità di fare carriera all'interno delle SS consistesse proprio nel presentarsi come esperto di ebraismo e sionismo e a tal fine nel 1937 si recò in Palestina (all'epoca Mandato britannico) dove, sotto copertura, visitò Haifa e diversi kibbutz, prima di essere scoperto dai britannici ed espulso. La grande occasione per Eichmann di distinguersi agli occhi dei capi delle SS e dei pezzi grossi del partito nazista arrivò nel 1938, quando, in seguito all'Anschluss, si ritenne necessario espellere gli ebrei austriaci dal territorio appena annesso al Reich. Si insediò a Vienna, nell'ex palazzo del barone ebreo Albert de Rothschild[3] costituendo nell'ambito del Sicherheitsdienst, il servizio di sicurezza del Reich in capo alle SS, un'apposita agenzia denominata Zentralstelle für jüdische Auswanderung (Ufficio centrale per l'emigrazione ebraica), deputata all'emigrazione forzata del maggior numero possibile di ebrei austriaci, sistematicamente spogliati di ogni avere e costretti ad abbandonare precipitosamente il paese per salvarsi. In merito all'evacuazione di Vienna Eichmann rivendicò con orgoglio la propria impresa, dicendo di avere fatto trottare i signorini, cacciandone oltre 50.000 dall'Austria.

Benjamin Murmelstein in un'intervista dichiarò che da quando nell'estate del 1938 conobbe Eichmann, ebbe chiaro che all'ufficiale delle SS premeva la "cancellazione dei Giudei" dal Reich e con lui dovette giocare d'astuzia, anche quando, in qualità di rabbino, fu poi l'ultimo decano ebreo del lager di Theresienstadt. Eichmann, promosso intanto a ufficiale delle SS, divenne l'esperto degli spostamenti di massa degli ebrei e questo talento per l'organizzazione logistica lo portò a ricoprire un ruolo estremamente importante nell'evoluzione degli eventi che portarono al genocidio. Il successo logistico di Eichmann fu talmente apprezzato che Hermann Göring costituì un nuovo Ufficio centrale del Reich per l'emigrazione ebraica anche a Berlino, affinché provvedesse all'emigrazione forzata degli ebrei secondo il modello viennese. Eichmann venne chiamato a dirigere il sopracitato Ufficio sotto la supervisione del capo dello SD Reinhard Heydrich e del capo della Gestapo Heinrich Müller. Alla fine del 1939 Eichmann subentrò a quest'ultimo come capo dell'Ufficio.[4][5]

Molti ebrei che lo conobbero riferirono inoltre del suo violento disgusto verso di loro, affermando che girava armato di frustino, e percorreva molto velocemente gli uffici dove stavano gli ebrei in attesa del visto per l'espatrio (prima della decisione dello sterminio), poiché non voleva respirare a lungo "l'aria contaminata" dagli ebrei.[6]

Eichmann, diventato così il braccio destro dello specialista degli affari ebraici Heydrich, nel 1939 fu mandato a Praga per provvedere alla emigrazione forzata degli ebrei dalla Cecoslovacchia, appena annessa, senza colpo ferire, da Hitler poco dopo la Conferenza di Monaco. Qui le cose non furono così facili come a Vienna, perché Eichmann non poté contare sull'acquiescenza delle sue vittime, consce che ormai erano pochissimi i paesi disposti ad accogliere ebrei in fuga dall'Europa, quindi si rese necessario ammassare la popolazione ebraica nei ghetti, dove fu decimata da fame, malattie e freddo.

Il riempimento dei ghetti fu l'anticamera dei campi di concentramento e, per Eichmann, il banco di prova per le deportazioni di massa verso i lager: nel gennaio del 1942, con la Conferenza di Wannsee, i vertici nazisti decisero di procedere alla soluzione finale, e, dal marzo 1942, quando i carichi di deportati cominciarono a confluire verso i campi di concentramento di tutta Europa, Eichmann fu il coordinatore e il responsabile della macchina delle deportazioni, colui che materialmente provvedeva a organizzare i convogli ferroviari che trasportavano i deportati verso Auschwitz.

Eichmann fu fino alla fine della guerra uno dei principali esecutori materiali della Shoah, dirigendo personalmente le deportazioni degli ebrei ungheresi sino alla fine del 1944. Poteva decidere della vita e della morte di centinaia di migliaia di persone, ma non divenne mai membro dell'élite nazista e non ebbe mai alcun peso in decisioni strategiche della politica o della guerra nazista, restando solo un efficiente burocrate, poco apprezzato anche dai suoi superiori e dai suoi commilitoni, che gli rimproveravano l'inclinazione all'alcol.

Tuttavia la scarsa notorietà gli permise, a fine conflitto, di far perdere le proprie tracce e rimanere nascosto cinque anni nelle campagne tedesche, per poi trovare rifugio in Argentina, come molti altri nazisti.

Fuga in Sud America

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Il passaporto falso con il quale Adolf Eichmann arrivò in Argentina[7]

Eichmann, come altri fuoriusciti nazisti (ad esempio Mengele, il "dottor morte"), nel giugno 1948 venne munito di documenti di identità falsi dal vicario di Bressanone, Alois Pompanin,[8] a nome Ricardo Klement, rilasciati dal comune altoatesino[9] di Termeno, attestanti l'esservi nato. Nel 2007[10] è stato ritrovato, tra i documenti coperti dal segreto di stato in Argentina, il passaporto falso con il quale Eichmann lasciò infine l'Italia nel 1950: era pure esso intestato a Ricardo Klement, altoatesino, rilasciato da una non meglio precisata "Delegazione in Italia" della Croce Rossa di Ginevra (a firma del dottor Leo Biaggi de Blasys a Genova) in base alla testimonianza del padre francescano Edoardo Domoter.[11] Grazie a questi documenti, Adolf Eichmann, che, in attesa, soggiornava nella Pensione San Carlo, (oggi non più esistente)[12] in via Balbi 9,[13]

Genova, via Balbi. Il palazzo in ristrutturazione che fu sede della Pensione San Carlo. Vi alloggiò Adolf Eichmann nel 1950. Foto sotto: nel cerchio compare ancora la vecchia numerazione

poté imbarcarsi sulla motonave Giovanna Costa[14] alla volta del Sud America.

L'attenzione mediatica internazionale su Eichmann divenne molto elevata nel 1957, quando egli decise imprudentemente di rilasciare un'intervista al giornalista ed ex collaborazionista nazista olandese Willem Sassen (1918-2002). A seguito di ciò fu infatti chiaro ai servizi segreti che egli si trovasse in Argentina. A Buenos Aires, dove la famiglia di Eichmann s'era insediata, il figlio Klaus frequentava una ragazza tedesca, Sylvia Hermann, a cui si era presentato col suo vero cognome e con cui si lasciò andare ad affermazioni compromettenti sul mancato genocidio. Nessuno dei due ragazzi conosceva a fondo la storia delle rispettive famiglie.

Nel suo libro “Eichmann in Argentina”, lo scrittore Alvaro Abós (1941-2017) afferma che Lothar Hermann (1901-1974)[15] nativo di Quirnbach, era un avvocato di idee socialiste che i nazisti avevano inviato nel campo di Dachau. Avendo parenti in America lo lasciarono partire nel 1938. Hermann con sua moglie viaggiò in Argentina, dove ebbero una figlia, Sylvia, e riuscirono a ricostruire la loro vita. Non senza disagi, poiché a causa delle percosse inflittegli durante la prigionia, l'uomo finì per diventare completamente cieco.[16][17]

Vissero per un periodo a Vicente López e alla fine degli anni '50 si trasferirono a Coronel Suárez, località dove viveva una grande colonia di cittadini tedeschi. Fu nella zona nord che Sylvia incontrò un ragazzo da lei definito “magro e nervoso” che si presentò come Nicolás ma che in realtà era Klauss. Si erano conosciuti al cinema York del quartiere (distretto) di Olivos, durante le proiezioni di una serie di film tedeschi. A casa cominciò a parlare di questo ragazzo e delle sue opinioni sulla “grandezza della Germania" unita alla "ammirazione per il Reich millenario". Presentatosi in casa un giorno Nicolas affermò di essere orgoglioso del padre, morto in guerra; il vecchio Lothar Hermann chiese chi fosse il padre ed egli rispose che il padre biologico era morto e il suo patrigno, il secondo marito di sua madre, si chiama Ricardo Klement. Lothar chiese alla figlia il cognome del ragazzo. La risposta fu: Eichmann, Nicolas Eichmann. Da quel momento in poi per Hermann sarà solo questione di collegare una vicenda all'altra. Chiese la collaborazione di sua moglie per sfogliare vecchi ritagli. Arrivò alla notizia che Adolf Eichmann poteva essersi rifugiarto in Argentina, sotto falso nome. Bisognava verificare una cosa: l'identità di quell'uomo che viveva nella casa di Nicolás. Sylvia Hermann, nata nel 1942, visse in seguito negli U.S.A., non volendo parlare direttamente con la stampa e i media acconsentì al fatto che ne prendesse la parte sua nipote, Liliana Hermann. A modo suo, Liliana, i cui nonni sono morti ad Auschwitz, è diventata la custode della memoria di suo zio, facendo di tutto per tramandarne la memoria e il ruolo avuto. “Mio zio cominciò a lamentarsi dell'esistenza di Eichmann a Olivos nel 1954. Nel quartiere gli ebrei sopravvissuti convivevano con i nazisti fuggiti, ma tutti in silenzio perché nessuno voleva togliere tanto dolore. Mengele abitava a tre isolati dalla casa di mio zio ed Eichmann a dieci isolati”, racconta la donna. Dietro di lei vi è un dipinto di Lothar, l'uomo che instancabilmente contattò l’ambasciata israeliana e che nel 1957 scrisse a Fritz Bauer (procuratore tedesco che contribuì a portare avanti il processo contro gli assassini di Auschwitz). Nel 1959 ricevette una richiesta dal Centro di documentazione di Haifa di passare informazioni e che esisteva una ricompensa per le informazioni accurate su Eichmann e altri nazisti. Hermann Lothar iniziò a dettare lettere che in sostanza avevano lo stessa tema: il fatto che "Eichmann è qui, non venite a cercarlo?"

La nipote Liliana ritiene che quella che è conosciuta come Operazione Garibaldi non sia esistita e che la cattura di Eichmann sia stata un accordo segreto tra Israele, Stati Uniti e Argentina. Nel bel mezzo dell'operazione Lothar subì l'umiliazione di un rapimento. In un raid della polizia fu arrestato e torturato. Dopo 15 giorni, verificata la sua vera identità, fu rilasciato. "Era un prodotto delle sue denunce - dice Liliana - legato al potere politico e poliziesco del Paese che era simpatizzante verso i nazisti. Lothar riuscì comunque a convincere Israele a venire a prendere Eichmann. Morì come Perón: il 1 luglio 1974. Fu sepolto senza onori in una tomba anonima a Coronel Suárez. Soltanto molti anni dopo, nel 2012, Liliana individuò la tomba e riuscì a far collocare la meritata lapide.[18] E a questa si aggiunse quella commissionata dallo Stato d'Israele per i suoi meriti. Anche perché tutto era partito dalla ragazza che informò la famiglia e dal padre, che sentito il cognome Eichmann informò il procuratore tedesco Bauer, che a sua volta passò l'informazione al Mossad, il servizio segreto israeliano, che appurò la sua presenza nella capitale argentina. Bauer si era rivolto ad Israele in quanto non si fidava della polizia e del sistema giudiziario tedeschi, temendo che avrebbero avvertito Eichmann.[19]

In precedenza, quando aveva fatto richiesta che il governo della Germania Ovest facesse dei tentativi di ottenere l'estradizione di Eichmann in Germania, il governo tedesco si era subito opposto.[20] Tali informazioni risultarono però troppo confuse, e il Mossad non intervenne.

Contemporaneamente Gerhard Klammer (deceduto nel 1982), un geologo tedesco[21] che aveva lavorato con Eichmann nella remota Provincia di Tucumán agli inizi degli anni cinquanta per l'impresa edile di costruzioni con sede a Buenos Aires, Avenida Córdoba 374, C.A.P.R.I. (acronimo per Compañía Argentina para Proyectos y Realizaciones Industriales - Fuldner y Cía) ditta appartenente al nazista Horst Carlos Fuldner (1910-1992), nata nel 1950 e chiusa per crisi 5 anni dopo[22], aveva ripetutamente segnalato la presenza di Eichmann tra i colleghi della stessa azienda al governo tedesco, senza però ottenere risultati. Tramite l'amico pastore luterano Giselher Pohl (1926-1996) poté far pervenire l'indirizzo esatto del criminale nazista all'influente vescovo protestante Hermann Kunst (1907-1999), che a sua volta contattò Fritz Bauer.[23] Bauer allora si recò di persona in Israele dove, senza rivelare le identità di coloro che gliele avevano fornite, passò le informazioni raccolte dalle sue fonti, convincendo il Mossad ad agire.[24][25]

Nel 1960, non essendo prevista l'estradizione nell'ordinamento giuridico argentino, dopo un lungo periodo di preparazione il Mossad organizzò la cattura di Eichmann affinché venisse processato in Israele per i crimini commessi durante la guerra. L’11 maggio 1960 un gruppo operativo (tra i presenti anche Zvi Aharoni, Rafi Eitan e Peter Malkin) lo aspettò a pochi metri dalla sua residenza: con uno stratagemma fu preso in trappola, caricato su un'auto, drogato e portato in un luogo segreto, in attesa del successivo trasferimento.

Trasferimento in aereo

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Il Mossad ottenne la collaborazione della compagnia di bandiera El Al per trasportare Eichmann in Israele. Fu messo a disposizione il Bristol Britannia immatricolato nel 1959 come "4X-AGD"[26]. L'occasione era di quelle giuste perché si celebravano i 150 anni della fondazione della nazione Argentina avvenuta il 25 maggio 1810 quando a Buenos Aires fu deposto l'ultimo viceré spagnolo. Fu contattata una delle prime hostess della El Al Luba Volk[27] (1932-2015)[28] (che nulla sapeva dell'operazione, anche se in seguito disse che sospettava qualcosa di importante su quel volo)[29] che viveva a Buenos Aires, vedova da poco tempo di un ingegnere, per organizzare un ufficio di rappresentanza della compagnia aerea e per ottenere i permessi argentini per il volo. L'aereo arrivò nella capitale argentina il 19 maggio 1960 con la presenza del primo ministro Abba Eban e del seguito diplomatico (che nulla seppe al momento dell'operazione). Il capo pilota era il comandante Zvi Tohar (1915-1970)[30] l'unico dell'equipaggio El Al del Britannia a sapere la vera identità di Eichmann. Per l'importanza di questo volo il suo vice era un altro capitano, Shmuel (Samuel) Wedeles (1924-2002).

L'organizzazione fu leggendaria e perfetta in ogni dettaglio: gli ex sopravvissuti  dell'olocausto inviati a Buenos Aires e facenti parte della El-Al, Yehuda Shimoni (responsabile operativo) e Joe Klein (direttore della stazione dell'aeroporto di New York-Idlewild, che poi dal 1963 sarà nominato aeroporto JFK), avevano ricevuto l'incarico di aiutare il capo Isser Harel e i suoi collaboratori. Per questo studiarono le strutture dell'aeroporto locale di Ezeiza allo scopo di trovare il sistema più breve e che non desse all'occhio per portare Eichmann e i suoi rapitori dentro il Britannia della El Al pronto al decollo coi motori accesi.

Venerdì 20 maggio 1960 verso tarda sera gli agenti del Mossad tutti in uniforme El-Al si presentarono ai cancelli di sicurezza dell'aeroporto portando un'altra persona, anch'essa in uniforme della compagnia aerea e con regolari documenti falsificati a nome Zeev Zichroni[31] che doveva sembrare, se richiesto, per le autorità argentine un "collega" malato che aveva bevuto. Questo personaggio era in realtà Eichmann, che fu sedato per il viaggio da un medico anestesista, Yonah Etian (1923-2011).[32] Eichmann con le bende agli occhi fu portato dentro l'aereo e fatto sedere su un sedile come un passeggero qualunque.  Le quattro turbo-eliche del Britannia iniziarono a rombare, ma la torre di controllo del traffico aereo chiese al capitano Zvi Tohar di ritardare il rullaggio a causa di problemi insorti. La preoccupazione del comandante era che fosse stata scoperta l'identità del passeggero per questi motivo fu mandato alla torre il navigatore Shaul mentre l'aereo era pronto a decollare per qualsiasi evenienza. Fortunatamente la richiesta della torre riguardava soltanto la conoscenza del piano di volo. La torre diede l'autorizzazione e il navigatore Shaul tornò di corsa dentro l'aereo. Il decollo avvenne alle ore 23.05. Per motivi di sicurezza Tohar decise di cancellare dalla rotta il previsto atterraggio e la breve sosta che serviva esclusivamente per il rifornimento nella brasiliana Recife. La scelta fu assai rischiosa per la capacità dei velivoli dell'epoca in quanto il Bristol Britannia, volò diretto senza scali fino in Africa, a Dakar percorrendo 7.450 km. in 13 ore e 10 minuti. L'atterraggio, avvenuto alle 15:15 di sabato 21 maggio, fu quanto mai necessario perché prima di toccare terra uno dei motori perse potenza e si spense per mancanza di carburante. Dopo Dakar, dove decollò alle ore 16:35, l'aereo percorse in 11 ore e 35 minuti 7.200 km. sorvolando le Canarie, la Spagna, la Corsica, Roma, la Grecia arrivando in Israele alle 7.10 del mattino di domenica 22 maggio 1960.[33] In totale furono percorsi ben 14.650 km.

Processo e condanna

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Lo stesso argomento in dettaglio: Processo Eichmann.
(EN)

«The whole thing is stinknormal

(IT)

«L'intera vicenda è d'una normalità assoluta.»

Adolf Eichmann durante il processo

Il processo Eichmann del 1961, a quindici anni da quello di Norimberga, fu il primo processo a un criminale nazista tenutosi in Israele. L'arrivo di Eichmann in Israele fu accolto da una fortissima ondata di esultanza mista a odio verso quello che si era impresso nell'immaginario dei sopravvissuti ai lager come uno dei maggiori responsabili della sorte degli ebrei. Tuttavia Eichmann offrì di se stesso un'immagine poco appariscente, quasi sommessa, ben diversa da quella di inflessibile esecutore degli ordini del Führer; negò di odiare gli ebrei e riconobbe soltanto la responsabilità di avere eseguito ordini come qualunque soldato avrebbe dovuto fare durante una guerra. Hannah Arendt lo descrisse, con una frase poi passata alla storia, come l'incarnazione dell'assoluta banalità del male.[34]

La linea difensiva fu impostata nel dipingere l'imputato Eichmann quale impotente burocrate, mero esecutore di ordini inappellabili, negando quindi ogni diretta responsabilità; egli d'altro canto non mostrò nessun segno di sincero rimorso e di critica verso l'ideologia razzista del terzo Reich e le sue concrete e criminali applicazioni. Inoltre, per quanto riguarda l'affermazione, riportata più sopra ad esergo, sui "cinque milioni di esseri umani", e che inizialmente aveva sostenuto di intendere genericamente "i nemici del Reich", al termine del processo ammise di aver inteso gli ebrei.[35] In tutti i casi al processo di Gerusalemme, Eichmann non sostenne mai che lo sterminio degli ebrei non avvenne anche se fu evasivo nel descrivere il suo ruolo nell'unità di sterminio, affermando di essere responsabile solo del trasporto. Dichiarò: "Non ho mai affermato di non sapere della liquidazione, [...] ho solo detto che l'RSHA IV B4 [l'ufficio di Eichmann] non aveva niente a che fare con questo".[36]

Eichmann durante il processo (5 aprile 1961)

Come fa notare Holocaust Education & Archive Research Team: «era impossibile per Eichmann negare il suo ruolo nell'uccisione degli ebrei d'Europa. Il suo avvocato difensore, Robert Servatius (1894-1983) adottò quindi la strategia di difesa che era stata usata a Norimberga: Non potendo sconfessare il delitto, ne sconfessò la responsabilità [per cui il solo responsabile era Hitler]»[37]. Inoltre, Eichmann che era stato "il segretario" incaricato di stendere i verbali alla conferenza di Wannsee, conferenza che per gli storici è stata considerata una conferenza sulla organizzazione e pianificazione dello sterminio e per alcuni altri nazisti alla sbarra una riunione come le altre per l'evacuazione degli ebrei e la collocazione in altri territori, alla domanda postagli dal presidente della corte Moshe Landau riguardo a cosa si fosse realmente discusso nel corso della conferenza, egli rispose: «Si parlò di uccisioni, di eliminazione e di sterminio».[38]

Il giudice militare pronunciò la definitiva sentenza di morte non solo per aver spietatamente perseguito lo sterminio degli ebrei, ma anche per i massacri di sloveni, polacchi e rom.

Prima dell'esecuzione furono presentate diverse richieste di grazia (in prima persona da Eichmann, dalla moglie e da alcuni parenti di Linz) tutte respinte dall'allora presidente d'Israele, Yitzhak Ben-Zvi.

Eichmann in prigione

Eichmann fu impiccato in una prigione a Ramla. L'impiccagione avvenne pochi minuti prima della mezzanotte del 31 maggio 1962[39]. Questa è rimasta l'unica esecuzione capitale di un civile eseguita in Israele, che ha una politica generale di non impiego della pena di morte. Pare che Eichmann rifiutò l'ultimo pasto, preferendo invece una bottiglia di Carmel, vino rosso secco israeliano. Ne consumò mezza bottiglia.[40] Come da prassi, furono due le persone che tirarono contemporaneamente le leve della corda, affinché nessuno sapesse con certezza per quale mano il condannato fosse morto.[41]

Esiste una disputa sulle ultime parole pronunciate da Eichmann. Secondo una versione furono

«Lunga vita alla Germania. Lunga vita all'Austria. Lunga vita all'Argentina. Questi sono i paesi con i quali sono stato associato e io non li dimenticherò mai. Io dovevo rispettare le regole della guerra e la mia bandiera. Sono pronto.[42]»

Secondo un'altra versione avrebbe detto ai carcerieri:

«Ci rivedremo presto.»

Secondo una terza variante Eichmann si sarebbe invece rivolto, poco prima, a una guardia, l'ufficiale del Mossad e in seguito uomo politico Rafi Eitan, dicendo:

«Spero che tutti voi mi seguiate presto.[43]»

Come da verdetto il cadavere fu cremato e le sue ceneri vennero caricate su una motovedetta della marina israeliana e disperse nel mar Mediterraneo al di fuori delle acque territoriali israeliane. Il secchio in cui erano contenute venne risciacquato accuratamente con acqua marina affinché niente di Eichmann ritornasse a terra. Dopo quasi cinquant'anni, il racconto degli ultimi mesi e dell'esecuzione è stato fatto da uno dei suoi due boia, Shalom Nagar, una guardia israeliana d'origine yemenita in seguito titolare di una macelleria kosher che ha accettato di raccontarsi nel film-documentario The Hangman.[44]

Nella cultura di massa

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Eichmann è stato spesso considerato, anche per sua esplicita dichiarazione, un "grigio burocrate che eseguiva solamente gli ordini dei gerarchi importanti" (quali Himmler o Kaltenbrunner o Heydrich, o lo stesso Hitler), e così è descritto anche da Hannah Arendt.[45] Secondo vari altri autori, quali la scrittrice Bettina Stangneth e lo scrittore e regista ex maquisard francese Claude Lanzmann nel libro intervista "L'ultimo degli ingiusti", Eichmann invece non era affatto un mero e fanatico esecutore, e nemmeno un semplice meticoloso burocrate ma un uomo spietato. In particolare la Stangneth racconta che[46] lui e una sua guardia avrebbero persino sequestrato un ragazzino ebreo, colpevole di aver rubato delle ciliegie del suo giardino della casa di Budapest, e in seguito la guardia l'avrebbe picchiato a morte, con Eichmann presente.[47] Il testimone Avraham Gordon (confermato da Leopold Asher e altri) riferì al processo che:

«Mentre degli uomini stavano scavando, Eichmann si affacciò al balcone e gridò, in tedesco: “Hai rubato le ciliegie dall'albero!" Eichmann e la sua guardia del corpo, un certo Slawik, scesero nel giardino e portarono il ragazzo in un capanno per gli attrezzi che sorgeva lì vicino. Vidi Slawik ed Eichmann aprire la porta del capanno ed entrare col ragazzo. Si chiusero la porta alle spalle e, poco dopo, sentii urla spaventose, colpi, suoni di pugni e di schiaffi, pianti. Poi le urla cessarono improvvisamente ed Eichmann uscì. Era tutto scompigliato, la camicia gli pendeva fuori dai pantaloni, intrisa di sudore. C'erano grosse macchie, sulla camicia, e pensai subito che erano macchie di sangue. Mentre mi passava vicino lo udii borbottare in tedesco: ‘Sporca razza’.[48]»

Nella pubblicazione Eichmann Interrogated, con cui nel 1983 furono rese note parti selezionate prese dall'interrogatorio istruttorio svolto in Israele per 275 ore prima del suo processo, emergono alcune delle contestazioni[49] con cui la posizione riduttiva dell'imputato fu confutata. All'ufficiale che conduceva l'interrogatorio, Avner W. Less, Eichmann replicava di non aver mai deciso alcun destino individuale; l'accusatore allora gli contestò la lettera del 2 dicembre 1942 in cui respinse la richiesta di rimpatrio da Auschwitz del pluridecorato ebreo francese Roger Masse[50], avanzata per il tramite del ministero degli esteri dal regime di Vichy, ed Eichmann non poté far altro che qualificarla "una normale comunicazione di routine, redatta da un impiegato".

Medaglia "In memoria del 13 marzo 1938" - nastrino per uniforme ordinaria
Croce di Ferro di II classe - nastrino per uniforme ordinaria
SS-Ehrenring - nastrino per uniforme ordinaria
Croce di II Classe con Spade al Merito di Guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Croce di I Classe con Spade al Merito di Guerra - nastrino per uniforme ordinaria
  1. ^ La Realschule è una scuola superiore paragonabile agli Istituti tecnici dell'ordinamento italiano.
  2. ^ Edward W. Knappmann Great World Trials (The Adolf Eichmann Trial, 1961), Gale Research, Detroit 1997, p. 335.
  3. ^ Situato nell'odierna Prinz-Eugen-Straße 4. 20-22 (precedentemente Heugasse 26), era stato requisito dal nuovo regime assieme a molte altre proprietà dei cittadini di origine ebraica e fu demolito nel 1954.(DE) Albert Rothschild Palais, su geschichtewiki.wien.gv.at. URL consultato il 30 agosto 2021.
  4. ^ Raul Hilberg, The Destruction of the European Jews, New York, Holmes & Meier, 1985, p.  160., ISBN 0-8419-0910-5.. (In italiano: La distruzione degli Ebrei d'Europa, Einaudi 1995).
  5. ^ David Cesarani, Eichmann: His Life and Crimes, London, Vintage, 2005, p. 81, ISBN 978-0-09-944844-0.
  6. ^ Trial of Adolf Eichmann – Eichmann in Budapest!, su holocaustresearchproject.org. URL consultato il 14 febbraio 2018.
  7. ^ Associated Press, Nazi Eichmann's phony passport found, su nbcnews.com, 30 maggio 2007.
  8. ^ Alessandro Tortato, Il prete cortinese che fece fuggire Eichmann e Priebke - Corriere del Veneto, su corrieredelveneto.corriere.it, 11 giugno 2010. URL consultato il 25 agosto 2021.
  9. ^ (EN) David Cesarani, Becoming Eichmann, Da Capo Press, 2007, p. 208, ISBN 978-0-306-81539-3 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2013).
  10. ^ (EN) Argentina uncovers Eichmann pass, 29 maggio 2007. URL consultato il 25 agosto 2021.
  11. ^ Andrea Casazza, Nazisti in fuga, il silenzio della Curia, su ilsecoloxix.it, 15 settembre 2013.
  12. ^ Accelerata sul recupero di via Balbi 9 non social housing ma studentato per l'università, su genova24.it, 29 aprile 2024.
  13. ^ Casa in via Balbi 9, A.S.P.E. Brignole XVII-XIX, su catalogo.beniculturali.it.
  14. ^ Giovanna Costa della "Giovanni Costa fu Andrea-Costa Armatori SpA", motonave appartenente alla società dal 1947 al 1953, su naviearmatori.net.
  15. ^ (ES) Gonzalo Sánchez, Miguel Wiñazki, Lothar Hermann: la historia del ciego que se cansò de denunciar a su vecino nazi, su clarin.com, 27 ottobre 2018, aggiornato 30 giugno 2021.
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  49. ^ Tra l'altro, venne letta all'imputato la parte delle memorie di Rudolf Höss, in cui quel criminale di guerra, prima di essere giustiziato in Polonia nel 1947, scriveva: "Eichmann venne a trovarmi ad Auschwitz e mi fece conoscere i piani di azione nei vari paesi. Innanzitutto, l'alta Slesia e le parti adiacenti del governo generale dovevano essere poi, procedendo geograficamente, gli ebrei dalla Germania e dalla Cecoslovacchia, poi quelli dall'ovest: Francia, Belgio e Olanda. Abbiamo continuato a discutere il processo di sterminio. È emerso che solo il gas poteva essere considerato, perché per eliminare le masse che ci si aspettava dalle riprese erano assolutamente impossibili e anche troppo dure per gli uomini delle SS coinvolti, che dovevano sparare a donne e bambini".
  50. ^ Roger Masse, il 5 giugno 1942, era stato deportato ad Auschwitz, dove trovò la morte. Nato nel 1884, era un noto avvocato, prigioniero di guerra, cavaliere della Legion d'onore, decorato con la Croix de Guerre; malgrado all'atto della promulgazione delle leggi razziali, nell'ottobre 1940, avesse beffardamente scritto al maresciallo Petain (chiedendogli se il nuovo Statut des Juifs gli consentisse di tenere le medaglie al valor militare sue e della sua rinomata famiglia, o se dovesse restituirle), Masse era fin troppo noto e, alla notizia della sua deportazione, Petain aveva chiesto di farne cessare la permanenza in campo di sterminio, ma Eichmann si era frapposto "per ragioni di principio" (Michael Curtis, La Francia ambigua, Corbaccio, 2004, p. 231).
  • Hannah Arendt, La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme, Milano, Feltrinelli, 1964, ISBN 88-07-81640-7
  • David Cesarani, Adolf Eichmann - Anatomia di un criminale, Milano, Le Scie Mondadori, 2006, ISBN 978-88-04-55871-2
  • Moshe Pearlman, Cattura e processo di Eichmann, Milano, UTET, 2006, ISBN 978-88-02-07479-5
  • Gerald Steinacher, La Via Segreta dei Nazisti. Come l'Italia e il Vaticano salvarono i criminali di guerra (Nazis auf der Flucht. Wie Kriegsverbrecher über Italien nach Übersee entkamen. Studienverlag, Vienna-Innsbruck-Bolzano, 2008), Milano, Rizzoli, 2010, ISBN 88-17-03998-5
  • Tuviah Friedman Korrespondenz, Lothar Hermann-T. Friedman - Germany National Bibliothek, The Blind man who discovered Adolf Eichmann in Argentinien 69 Document, Isser Harel attacks Simon Wiesenthal, 31 Documents
  • 1957 reported the Blind man Lothar Hermann Coronel Suarez Adolf Eichmann alias Francisco Schmidt to Fritz Bauer
  • 1958 (März) CIA-BND Eichmann alias Clemens
  • 1959 (Dezember) Fritz Bauer said Adolf Eichmann Kuwait Press-Archiv International H.Sch
  • Story Tuviah Friedman Haifa Documentation absolutely correct 10 000 US Dollar
  • Peter Z. Malkin, Harry Stein, Nelle mie mani (Eichmann in my hands), traduzione di Giorgio Arduin, Milano, Sperling & Kupfer, ISBN 978-8820011499
  • Neal Bascomb, Nazi Hunters, Firenze, Giunti, 2013, ISBN 978-88-09-78897-8
  • Deborah E. Lipstadt, Il processo Eichmann, traduzione di Maria Lorenza Chiesara, Collana Storia, Einaudi, Torino, 2014 ISBN 978-88-06-21770-9
  • Antonella Tiburzi, A 50 anni dal processo al criminale nazista Adolf Eichmann (PDF), 2011. URL consultato il 25 agosto 2021 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2016).
  • Bettina Stangneth, La verità del male. Eichmann prima di Gerusalemme (Eichmann vor Jerusalem –Das unbehelligte Leben eines Massenmörders. Arche Literatur Verlag 2011), Milano, LUISS University Press, 2017, ISBN 978-34-99-62269-4
  • Riccardo Gazzaniga, In forma di essere umano, Rizzoli 2022, ISBN 978-88-17-16170-1

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