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Carlo M. Cipolla

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Carlo M. Cipolla (1922 – 2000), storico italiano.

Storia economica dell'Europa pre-industriale

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  • Il prof. Stigler scrisse una volta che noi tendiamo a considerare beni voluttuari «tutto ciò che vorremmo che gli altri non consumassero» mentre tendiamo a considerare come «bisogno» tutto ciò che consumiamo noi. (cap. 3; p. 18)
  • Tutto il processo economico è quindi un problema di scelte: scelte da parte dei consumatori e scelte da parte dei produttori. In ultima analisi le scelte si impongono perché le risorse sono limitate rispetto ai desideri. (cap. 15; p. 137)
  • La storia insegna — anche se l'uomo raramente impara — che se Atene piange Sparta non ride. (cap. 26; p. 222)
  • Una volta che si precisino i limiti delle proprie definizioni, si può dire quello che si vuole, ma il valore di una qualsiasi definizione dipende dall'ausilio che essa può fornire ai nostri sforzi conoscitivi. (cap. 27; p. 227)
  • Ma dobbiamo stare attenti a non cadere nell'errore di coloro che, abbagliati da un esasperato materialismo, ritengono che un elemento molto importante e necessario sia per questo sufficiente. È facile ma assurdo dimenticare che non sono i capitali che fanno gli uomini, ma sono gli uomini che fanno i capitali. (cap. 28; p. 242)
  • In effetti, una volta impostata bene la problematica è fatale che la risposta approssimata od esatta finisca con l'essere trovata. (cap. 29; p. 245)
  • La storia però non è mai così semplice e lineare come la si racconta: la storia è un gioco dialettico di elementi probabilstici. I disastri non sono solo preceduti da disgrazie, e il successo non fiorisce soltanto da situazioni paradisiache: di più, molti elementi o circostanze possono essere definiti come «positivi» o «negativi» solo dopo che un certo risultato si sia verificato e dopo che a tale risultato non si si sia dato un segno positivo o negativo. (cap. 30; p. 248)
  • Il fatto è che il processo storico non consiste nella soluzione di un ben definito set di problemi: nel processo storico la soluzione stessa d'un problema crea altri problemi. (cap. 37; p. 302)

Allegro ma non troppo

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  • Fare dell'umorismo sulla precarietà della vita umana al capezzale di un moribondo non è umorismo.
  • I fiorentini [dopo la crisi finanziaria causata dall'insolvenza del re d'Inghilterra] trassero le logiche conclusioni: piantarono il commercio e la banca e si diedero alla pittura, alla cultura e alla poesia. Iniziò così il Rinascimento mentre sul Medioevo calava la parola FINE.[1]
  • Il potere politico o economico o burocratico accresce il potenziale nocivo di una persona stupida.
  • La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.
  • La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.
  • Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide; dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare o associarsi con individui stupidi costituisce infallibilmente un costoso errore.
  • Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
  • Una persona è stupida se causa un danno a un'altra persona o ad un gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno.

Note

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  1. Citato in Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, Torino, 2004, Parte seconda, cap. VI, p. 269. ISBN 88-06-16804-5

Bibliografia

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  • Carlo M. Cipolla, Allegro ma non troppo, traduzione di Anna Parish, Il Mulino, 1988. ISBN 8815019804
  • Carlo M. Cipolla, Storia economica dell'Europa pre-industriale, Il Mulino, 1980³.

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