Línjì Yìxuán

monaco buddhista cinese

Linji Yixuan[2] (臨濟義玄 Línjì Yìxuán, anche: Lin-chi I-hsüan. In giapponese: Rinzai Gigen; ... – 867) è stato un monaco buddista cinese, e l'eponimo fondatore della scuola buddista cinese Chán Línjì, una delle cinque più importanti scuole buddiste Chán, conosciuta in Giappone come scuola Zen Rinzai e in Corea come Imje jong.

Línjì Yìxuán (臨濟義玄; giapponese: Rinzai Gigen) in un dipinto dell'artista giapponese Genro Suio (1717-1789) conservato presso il New Orleans Museum of Art. Da notare che per quanto Línjì sieda nella postura meditativa detta zazen, la mudrā che formano le due mani non è quella relativa alla meditazione, la mano destra è infatti serrata in un pugno.
Il tempio di Línjì a Zhengding (provincia di Hebei) dove Línjì Yìxuán si stabilì di ritorno dal tempio di Da'an dove aveva ricevuto gli insegnamenti di Huángbò Xīyùn e da dove promosse la sua scuola.

«Seguaci della Via, se volete percepire il Dharma nella realtà, semplicemente non vi fate ingannare dalle opinioni illusorie degli altri. Qualsiasi cosa incontriate, sia all'interno o all'esterno, 'uccidetela' immediatamente: incontrando un buddha uccidete il buddha, incontrando un patriarca uccidete il patriarca, incontrando un arhat uccidete l'arhat, incontrando i vostri genitori uccidete i vostri genitori, incontrando un vostro parente uccidete il vostro parente, e raggiungerete l'emancipazione. Non attaccandovi alle cose le attraversate liberamente»

La vita

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Originario della città di Caozhou (oggi Heze nello Shandong), il nome della famiglia di Línjì era Xíng (邢). Línjì entrò giovanissimo nel locale monastero buddista dedicandosi allo studio dei sutra.

All'età di venti anni, determinato a vivere personalmente l'esperienza di queste dottrine religiose, Línjì compì un viaggio di duemila chilometri lungo la Cina meridionale giungendo nel tempio di Da'an (大安寺) nella città di Hongzhou (洪州) dove risiedeva il maestro di scuola Chán Huángbò Xīyùn (黃檗希運, ?-850). Línjì visse per i successivi tre anni nel monastero di Da'an seguendo le lezioni pubbliche di Huángbò finché una sera il monaco anziano Mùzhōu Dàomíng (睦州道明 anche Mùzhōu Dàozōng 睦州道蹤, anche Chen Zunsu 陳尊宿, 780-877) riconosciute le qualità di Línjì gli consigliò di andare a fare un colloqui privato (獨參 dúsān; giapp. dokusan) con il maestro.

Il commento di Yuánwù Kèqín (圜悟克勤, 1063–1135) all'unidicesimo gōng-àn (公案) del Bìyán lù (碧巖錄, giapp. Hekigan roku, "Raccolta della Roccia blu", una raccolta di cento gōng-àn della scuola Chán, T.D. 2003, composto nel 1125) così riporta l'incontro tra Línjì e Huángbò:

«Quando Línjì risiedeva presso la sua comunità, Mùzhōu era il capo dei monaci. [Mùzhōu] domandò a [Línjì]: 'Da quanto tempo vivi qui? Perché non interroghi Huángbò?'. Línjì gli domandò: 'Cosa debbo domandargli?'. Il capo dei monaci gli rispose: 'Interrogalo sul Dharma del Buddha'. Línjì andò ad interrogare [Huángbò] ma fu picchiato per tre volte e cacciato dalla stanza [dal maestro]. Línjì tornò da Mùzhōu dicendogli: 'Mi hai detto di interrogarlo tre volte, ma sono stato picchiato e cacciato dalla sua stanza, forse qui non c'è ciò che mi è congruo quindi partirò per la montagna'. Il capo dei monaci gli replicò: 'Se vai via è bene salutare prima il maestro'. Poi il capo dei monaci si recò da Huángbò dicendogli: 'Il monaco che ti ha interrogato è piuttosto raro da trovare perché non impegnarsi su di lui di modo che possa divenire un albero che offre la fresca ombra per gli uomini del futuro?'. Huángbò gli rispose: 'Già so questo'. Quando Línjì si recò da Huángbò per comunicargli la sua partenza, Huángbò gli disse: 'Non occorre che tu vada da nessun'altra parte, recati sulla riva del fiume di Gao'an e fai visita a Dàyú[3]'. Allorché Línjì giunse da Dàyú gli raccontò l'accaduto dicendogli: 'Non conosco il mio errore'. Dàyú gli rispose: 'Huángbò è stato molto cortese e ha compiuto tutto quello che poteva fare a tuo favore perché parli di errore e di non-errore?'. All'improvviso Línjì ebbe una profonda illuminazione e disse: 'Non manca ancora molto per il Dharma di Huángbò'. Dàyú lo afferrò stringendolo e dicendogli: 'Hai appena sostenuto che eri in errore e ora dici che manca poco per il Dharma del Buddha'. Línjì colpì tre volte Dàyú con un pugno sui fianchi ma Dàyú lo spinse via da sé dicendo: 'Non hai nulla a che fare con me, il tuo maestro è Huángbò'»

Dopo un'ulteriore formazione presso il maestro Huángbò, Línjì lasciò il tempio di Da'an per tornare verso Nord dove raggiunse Zhengding (provincia di Hebei), soggiornando come maestro presso il locale tempio, che successivamente prese il suo nome, e dove morì (entrò nel qiānhuà 遷化, ovvero nella trasformazione) nell'867.

Gli insegnamenti

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Secondo lo Zǔtángjí[4] Línjì Yìxuán fu un monaco che seguì il normale corso di formazione religiosa proprio dell'epoca, interessandosi in modo particolare agli insegnamenti della scuola Wéishì ( 唯識宗, scuola della "Sola Rappresentazione" conosciuta anche come scuola Fǎxiāng) ciò risulterà evidente nei suoi successivi scritti tesi a dimostrare la natura rappresentativa e mentale della Realtà, dottrina da lui considerata a fondamento del Buddismo. Anche la dottrina buddista dell'abbandonare le forme di "attaccamento" (sanscrito: tṛṣṇā, cinese: 愛 ài) nell'insegnamento di Línjì assume una rilevanza particolare e tale insegnamento riguarda ogni ambito delle attività umane compreso il progresso spirituale il cui "attaccamento" è sempre e comunque una forma di brama e avidità.

  1. ^ Trad. in The Record of Lin-chi (a cura di Ruth Fuller Sasaki), ed. italiana La Raccolta di Lin-chi Roma, Ubaldini, 1985, pag.45
  2. ^ Nell'onomastica cinese il cognome precede il nome. "Linji" è il cognome.
  3. ^ 大愚 ?-?; già discepolo di Zhichang (智常?-?) il maestro del monastero Guizong (歸崇寺) sul Monte Lu.
  4. ^ "Antologia della Sala dei Patriarchi", 祖堂集, giapp. Sodō shū, in 20 fascicoli, contiene 259 biografie prevalentemente di monaci buddisti chán; è al n. 1503 del vol. 45 del Koryŏ taejanggyŏng con il titolo Chodang chip fu composto nel 952 da Jing -靜, Chŏng- e Yun -筠, Kyun.

Bibliografia

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  • The Record of Lin-chi (a cura di Ruth Fuller Sasaki), ed. italiana La Raccolta di Lin-chi, Roma, Ubaldini, 1985.
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