Famiglie genovesi

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Nei secoli in cui la storia di Genova prese la fondamentale svolta dell'autonomia - prima giuridica, poi politica ed economica - la città crebbe d'importanza. La comunità genovese ha ospitato a partire da tempo immemore genti provenienti dai luoghi più lontani e disparati, tanto che fra le varie teorie che si sono formulate sull'origine del nome Genova, una in particolare sostiene come l'origine sia da ricercare nella lingua greca, da xenos (straniero), fino ad arrivare a quel fatidico 958, anno delle concessioni di Berengario II d'Italia e poi fino alla fine dell'avventura comunale-repubblicana nel 1815.

La nascita di una classe dirigente di nobili, mercanti, politici, fu dunque condizionata anche dall'emigrazione in terra genovese: non stupisce pertanto trovare fra le famiglie nobili genovesi nomi che possono suonare bizzarri e/o di origini lontane.

Tipologia dei nomi

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Così fu per dinastie di area tedesca, come i Fieschi o di origine greca, come i Cybo (o Cibo), i Lomellini (dalla Lomellina), i cognomi Tartaro (mutato poi in Imperiale) e Durazzo (dall'omonima città albanese). Tali nomi suggeriscono il luogo lontano di provenienza e così pure accade per quelli di molte altre famiglie che nei secoli vennero successivamente ascritte alla nobiltà genovese.

Non mancano certo riferimenti alle zone della città come Voltaggio (Italia) dall'omonima Voltaggio (famiglia), la Soxilia, De Porta o Della Porta, De Castro o Di Castello, Staglieno - Soziglia, Porta e Castello sono antichi sestieri della città, e Staglieno un popoloso quartiere cittadino - e della Liguria come Chiavari, Struppa, Murta. L'attività svolta come mercanti sul mare condizionò i De Mari o gli Usodimare ma anche Pevere (da pepe) o Safrano (da zafferano); ancora legati al mondo dei mestieri i cognomi Streggiaporco (letteralmente striglia maiali) e Porco, che però si riunirono assumendo il cognome onnicomprensivo di Salvaghi (selvatici, in genovese sarvæghi).

Certe situazioni sono sintomatiche peraltro di come nell'ordinamento sociale della Genova dell'epoca non vi erano caste chiuse e chiunque poteva aspirare e venire a far parte del patriziato cittadino, esempi lampanti sono i Durazzo, il cui capostipite fu addirittura fatto schiavo e i Streggiaporco.

Non era raro, nella Genova medievale e rinascimentale riunire più famiglie sotto il cognome della più importante per motivi di affari, dinastici e di mutuo aiuto; questa forma di consorteria veniva chiamata Albergo.

Vi è poi una sostanziale distinzione da fare tra famiglie nobili di origine viscontile come i Grillo o gli Spinola, di origine feudale come i Carmandino o i conti di Ventimiglia o gli Staglieno e le famiglie di estrazione popolare come gli acerrimi nemici Fregoso e Adorno.

Genova, inoltre, era una repubblica che dominava anche zone infeudate a cittadini genovesi, come i Doria ad Oneglia o i Fieschi a Lavagna o i Pastorino a Masone, o ancora, gli Spinola nell'entroterra (fino all'Oltregiogo); altre famiglie invece (o altri rami delle stesse famiglie), creditrici per grosse somme di denaro di sovrani stranieri, vennero investite di titoli in tutta Italia e in Europa: così avvenne per i Lercari in Sicilia, ove fondarono la città di Lercara Friddi; dei Doria nominati Duchi di Tursi e Principi di Melfi (titolo tenuto da Andrea Doria al quale si deve il nome del suo palazzo a Genova); dei Grillo duchi di Mondragone e marchesi di Estoublon; dei Gattilusio a Mitilene, degli Zaccaria a Chio o degli Embriaci a Biblo.

Le famiglie di dignità Consolare

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Sono considerate famiglie di Dignità Consolare quelle che hanno avuto almeno un Console Maggiore o del Comune, o un Nobile o Rettore nei periodi in cui il potere era affidato ad un Podestà.

L'elenco delle Famiglie Consolari di Genova è tratto dall'opera dell'Olivieri data alle stampe nel 1861, seguendo la regola che per Consoli si intendono esclusivamente quelli detti Consoli Maggiori o del Comune, o Nobili o Rettori nei periodi in cui il potere era affidato ad un Podestà.

Nel medioevo i cognomi non erano più utilizzati e spesso si confondevano con i luoghi di provenienza; le particelle de, della, dalla, largamente utilizzate dopo il nome di battesimo, erano fonte di ulteriore incertezza. In questo elenco i cognomi sono indicati come furono trascritti nell'anagrafe del Regno d'Italia; tra parentesi sono state riportate le forme originali o latine con cui compaiono nei documenti antichi.

Elenco Alfabetico

A

Alberici (de o degli – Albericus, Albericis), Antiochia (de), Avvocato (i) o Avogadro (Advocatus)

B

Barca, Battigatto (i- o Battigattus ), Bombello o Mobello (Bonobello), Boggiano (i) o Bogiana, Bufferio (i) o Bufferia (Bufferius), Boterico o Bottaro (Botericus o Botarius), Brusco o Bruschi (Bruscus), Bulgaro

C

Caffaro (Cafarus), Camilla (de), Cancelleri (Cancellarius), Canella o Cannella, Capra, Carmandino (de), Castello (de) o Castro (de), Cicala, Contado o Gontardo (Gontardus), Crespino o Crispino (Crespinus), Croce (de Cruce)

D

Dellachà, Domoculta o Democulta (Domuscultae o de Domoculta), Doria (de Auria, Auriae, d'Oria)

E

Embriaco (Embriacus o Embriaci),

F

Fornari (Fornarius o Fornarii), Furnari (in parte emigrata in Sicilia nell'anno 1229, costituendo il proprio feudo in provincia di Messina, attuale Furnari)

G

Garaldo (de), Garrio (Garrius), Getio (Getius), Giudice o Judice (Judex, de Judicibus), Grillo (Grillus o Grilli), Grimaldi (Grimaldus), Guelfo (i), Guercio (Guercius o Guercii), Guidone (de),

L

Lercari (Lercarius), Longo o Longhi (Longus), Lusio o Lussio (Lusius),

M

Malabito (Malabitus), Malfante (Malfanti), Mallone o Maloni (Mallonus), Malocello (Malusaucellus), Maraboto o Marabotto (de Maraboto), Mari (de), Mauro o Del Moro (de Mauro), Medolico (de), Modiferro (Modiusferri), Musso o Moso, Negrone (de Nigrone), Negro (Niger de Nigro),

P

Pedicula o Pedegula, Pelle o Pelo (Pellis), Piazzalunga o Platealonga, Piccamiglio (Piccamilius),Picio o Pico (Picius), Piper, Porco o Porcello (Porcus, Porcellus, Porconus), Porta (de),

R

Recalcato (Recalcatus), Richerio (Richerius), Rodolfo (de Rodulpho), Roza (de Rocius, Roça), Rufo o Ruffo o Roffo (Rufus), Rustico ( de Riço, Eriso),

S

Sardena, Savignone (de), Schiappapietra (Speza Petra, Spezapreda, Speçiapetra), Scotto (Scotus), Spinola (Spinula, Espinula), Stralando,

T

Tetoica (de), Tornello (Tornellus), Torre (Turri, Turris), Turca (de),

U

Usodimare (Ususmaris),

V

Vento (Ventus), Vetulo (Vetulus), Volta (de , della , de Vulta),

Le famiglie ascritte alla nobiltà

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Con Andrea Doria, attraverso la Riforma Costituzionale e le leggi del 1528 del 1548 e del 1575, fu inaugurata una repubblica aristocratica, che sarebbe durata fino al 1797, quando fu occupata dalle armate napoleoniche e trasformata in Repubblica Ligure. Con la riforma costituzionale del 1528, l'appartenenza ad un Albergo divenne da facoltativa ad obbligatoria, trasformandoli di fatto gli Alberghi in liste di iscrizione alla nobiltà cittadina riconosciute dal governo. La riforma prescriveva che i cittadini più ricchi che possedevano sei o più case originassero un distinto Albergo. In tale occasione, si determinò di costituire un unico Ordine di cittadini nobili, altrimenti detti Nobili Antichi o Vecchi, ripartito in ventitré Alberghi antichi e già preesistenti e cinque nuovi furono creati per l'occasione. Queste associazioni dovevano prevenire il rinascere di antiche ostilità e proteggere la ricchezza e il potere delle famiglie più benestanti.

Molte furono le esclusioni clamorose, come quelle degli Adorno e dei Fregoso che tanto avevano dedicato alla conduzione ed al governo della città già dal 1400. Altre famiglie furono escluse perché non abitavano più la città, ma si erano trasferite o nelle Podesterie della Riviera, come gli Spezapietra, o anche in altre aree al di fuori del controllo genovese.

Nel Libro d'oro della nobiltà genovese ogni anno potevano essere inseriti 10 uomini di estrazione plebea, purché avessero solide garanzie economiche, definendo così una classe dirigente "Nobiliare per censo".

La "Nobiltà genovese" prima del XVI secolo era una oligarchia molto ristretta, che nei secoli precedenti aveva intrapreso coraggiose iniziative sul mare - come la partecipazione alle Crociate, i commerci marittimi e la gestione delle colonie genovesi nel Vicino Oriente -, ma che era stata sempre divisa da fazioni e rivalità, troppo spesso in competizione tra di loro.

Dopo il 1500, il comportamento del "Patriziato Genovese" vide il conflitto tra i Vecchi ed i Nuovi nobili nella attribuzione delle cariche pubbliche, si stabilirono anche nuove regole per la nomina del Consiglio, dei Magistrati e dei Consoli, dando metà delle cariche ai Nobili Antichi o Vecchi e l'altra metà alla fazione popolare o Nobili Nuovi o semplicemente Nuovi.

Quello che segue è un elenco alfabetico delle famiglie ascritte alla nobiltà genovese nel corso dei secoli, alcune famose, alcune meno famose o più caratteristiche di zone diverse ma, essendo stata Genova nei secoli passati un'importante piazza economica e commerciale è facile comprendere che dovesse attirare molti mercanti entro le sue mura.

Le famiglie più importanti

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Certo è che per ogni secolo Genova ha potuto esprimere, con alcuni dei suoi figli più illustri, l’élite della nobiltà europea, sono qui schematizzate per secoli le famiglie che hanno avuto una particolare rilevanza nella storia e nella geopolitica europea e genovese.

Numerosi e importanti furono i rami di famiglie trasferitisi all'estero e lì stabilitisi, come ad esempio Tomaso Marino, finanziere genovese che pose la propria residenza a Milano facendo costruire il palazzo che oggi ne ospita il municipio, o i fratelli Matteo e Vincenzo Giustiniani il cui palazzo di Roma ospita alcuni uffici del Senato della Repubblica, fra i quali quello di rappresentanza del presidente del senato e dei senatori a vita, e nella biblioteca del quale venne firmata la costituzione italiana. Il palazzo fu acquistato dal padre Giuseppe da Francesco Vento, esponente di un'antica dinastia genovese. Altri esempi eccellenti furono i Doria dei quali, sempre a Roma, si trovano il palazzo (sede della Galleria Doria Pamphilj) e la villa, edifici storici fra i più grandi e belli della città; Pieter Adorno a Bruges fece costruire la Jerusalem Kerk e dove tutt'oggi sopravvive la genoese lodge, loggia dei genovesi, edificio dal quale i mercanti genovesi esercitavano il loro potere. In relazione all'elenco alfabetico qui di seguito, due testimoni interrogati alla metà del Duecento su chi fossero i Visconti [1] , ossia l'antica famiglia comitale sulla città, enumeravano tutte le diciannove casate a cui veniva riconosciuta una connotazione signorile e che avevano esatto imposte e amministrato la giustizia: Avvocato, Busso, Canevari, Carmadino, Cibo, de Campo, de Granara, de Mari, de Marino, de Porta, Ficomatario, Gabernia, Guercio, Isola, Pevere, Porcelli, Scotto, Spinola, Tabacco.[1]

  1. ^ a b Olivieri, Serie cronologica, pp. 127-128. Petti Balbi, Magnati e popolani, pp. 246-247, 249. Filangieri, Famiglie e gruppi dirigenti, pp. 9-10.
  • R.M. Prete - Natale Battilana, Genealogie delle famiglie nobili di Genova, Tipografia Fratelli Pagano, Genova, 1825
  • A. Cappellini, Dizionario biografico di genovesi illustri e notabili, Forni Editore, Bologna
  • A.M. G.Scorza, Le famiglie nobili genovesi, Genova, 1924, Fratelli Frilli editore
  • F.B. Sopranis, I magnifici nobili genovesi, le ascrizioni tardo-settecentesche, Edizioni D'arte Marconi
  • OLIVIERI AGOSTINO, Serie cronologica dei Consoli del Comune di Genova, Tommaso Ferrando, Genova, 1861.

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