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Bruno Lauzi

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Bruno Lauzi, 1993

Bruno Lauzi (1937 – 2006), cantautore, cabarettista e compositore italiano.

Citazioni di Bruno Lauzi

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  • [Sulla tradizione musicale a Genova] Per me è determinante la componente del mare che ci rifornisce in continuazione, attraverso i marittimi, della musica che si suona negli altri continenti. Non avendo noi una grande tradizione siamo portati a recepire tutto quello che è novità. Napoli, invece, altra città di mare, questa "apertura" la trascura in quanto già sommersa dalla sua musica, dalla sua tradizione e quindi non è disposta a ricevere dell'altra musica.[1]
  • [Perché proprio a Genova nasce la canzone d'autore italiana?] Perché è una città di mare, e il mare porta traffici, linguaggi, culture che arrivano da tutto il mondo. Ma smettiamola di parlare di "scuola" genovese: ciascuno di noi fa storia a sé, e poi non abbiamo insegnato niente a nessuno.[2]
  • [Su Fabrizio De André] Tralasciamo la polemica sul suo rifiuto di celebrare a suo tempo le Colombiadi per via della strage del Sand Creek. Ne abbiamo già inutilmente parlato: sbeffeggiare Colombo per i crimini commessi più di trecento anni dopo la scoperta dell'America è come dare la colpa ad Enea ed al suo improvvido sbarco in Etruria se oggi vostra moglie vi tradisce con un tifoso della Lazio.[3]

Tanto domani mi sveglio

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  • Genova, si sa, è molto conservatrice, una faccia nuova sconvolge antichi equilibri, espone al rischio di rimettere in discussione le proprie abitudini. (p. 15)
  • La cosiddetta "scuola genovese" dei cantautori non esiste né è mai esistita. Una scuola prevede maestri e allievi, e nessuno di noi fece da maestro né fu allievo. Anzi, raramente si trovò un tale gruppo di vicini di casa più diversi tra loro: anche se tutti inconsciamente tesi, all'insaputa l'uno dell'altro, a dare una spallata alle belle certezze degli autori delle canzoni allora di moda, confondendo le idee che già erano poche e confuse, ai discografici. (p. 17)
  • Ma perché la recita fosse perfetta dovevo accomiatarmi dal mare là dove i genovesi vanno in pellegrinaggio: dovevo andare a Boccadasse. Percorsi per l'ultima volta tutto corso Italia fino a raggiungere la piazzetta dietro la chiesa e quando fui sulla grande terrazza che domina la scogliera di capo Santa Chiara corsi giù dalla "creusa" che porta alla spiaggetta e, reprimento a stento le lacrime, tirai una pietra piatta a rimbalzare sul mare del tramonto.
    Ora potevo partire, ora che Genova ed io c'eravamo giurati amore eterno. (p. 41)

Citazioni tratte da canzoni

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Lauzi al cabaret

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Etichetta: CGD, 1965.

  • E alla fine una notte si uccise | per la gran confusione mentale | fu un peccato perché era speciale | proprio come parlava di te. (da Il poeta, n.° 7)
  • Ora dicono fosse un poeta | Che sapesse parlare d'amore | Cosa importa se in fondo uno muore | E non può più parlare di te. (da Il poeta)
  • Garibaldi aveva un socio | si chiamava Nino Bixio | venne giù da Busto Arsizio... (da Garibaldi Blues, n.° 10)

Bruno Lauzi

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Etichetta: Numero 1, 1970.

  • C'è una casa nel parco | che è in fondo al mio cuore | ed è là che faremo all'amore. | C'è un arancio sul ramo | che sfiora il mio letto | entra luce da un buco nel tetto. (da La casa nel parco, n.° 4)

Amore caro amore bello

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Etichetta: Numero 1, 1971.

  • Ti senti sola con la tua libertà, | ed è per questo che tu... ritornerai. (da Ritornerai, n.° 8)

Genova per noi

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Etichetta: Numero 1, 1975.

  • Ricordo che c'erano solo i relitti delle chiatte da sbarco, | quello che era il parco giochi di chi sognava l'avventura | e lungo tutta la Foce l'acqua era limpida e pura | e sugli scogli i pescatori avevano la mano sicura: | è così che tanti anni fa era il nostro quartiere. (da La nostra spiaggia (C'etait nôtre plage), n. 7)
  • Giro per le strade di Genova | è la mia città | voi gente normale non potete apprezzare | cosa si prova ad essere come me | a non aver niente e nello stesso tempo sentirsi padroni.
Mi gio pe tutte e stradde de Zena | a lè a me çittæ, | viâtri normali no puéi apressâ | cöse se prêuva a ëse comme mi, | a no avei ninte e in to stesso tempo sentise padroin. (da O strassê,[4] n. 10)

Persone

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Etichetta: Numero 1, 1977.

  • Io canterò politico | soltanto per la gente | che è pronta a riconoscere | di non capirci niente | non è cambiando tattica | o nome del padrone | che il popolo ha finito | d'esser preso per coglione... (da Io canterò politico, n.° 9)

Note

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  1. Da un'intervista di Ernesto Baldo, Le città della canzone. Per esempio Genova, Radiocorriere TV n. 45, novembre 1977, pp. 34-38
  2. Citato in Cesare G. Romana, Amico fragile. Fabrizio De André, Sperling & Kupfer, 1999, p. 33. ISBN 88-200-1214-6
  3. Dal sito ufficiale, Il grillo parlante, Tafazzi's Corner.
  4. Testo di Sergio Alemanno e Franco Piccolo.

Bibliografia

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Altri progetti

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