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Carlo Pellion di Persano

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Ritratto di Pellion di Persano pubblicato su "L'Emporio Illustrato", 1866, eseguito da Vajani

Carlo Pellion di Persano (1806 – 1883), ammiraglio e politico italiano.

Citazioni di Carlo Pellion di Persano

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  • [Le navi italiane] ebbero l'orgoglio di dar caccia al nemico quando volse verso le sue terre, e non avendolo potuto raggiungere prima che ne fosse al riparo, di rimanere padrone delle acque della battaglia. (da I fatti di Lissa, Torino, 1866, p. 26)[1]
  • La flotta italiana rimase padrona delle acque del combattimento (telegramma del Ministero dell'Interno, 21 luglio 1866)[1]
  • Noi venivamo dal Palazzo Reale, ove il Conte era smontato e ci incamminavamo per le vie Balbi, Nuova e Nuovissima. La città era deserta: era una sera di domenica, e tutti erano alla passeggiata dell'Acquasola. Il Conte volle condurmi verso il luogo da lui abitato a Genova quand'era tenente nel genio, e mi mostrò la finestra presso cui soleva lavorare allora. Ad un tratto un gran rumore ci tolse a quelle reminiscenze della sua gioventù: taluno aveva riconosciuto Cavour, ed aveva sparsa la notizia ch'egli si trovava in quel quartiere della città; molta gente s'era raccolta intorno a lui, e non fu senza fatica ch'egli poté sfuggire in una carrozza di piazza alla folla che gridava: Viva Cavour! Viva l'Italia! (dal Diario[2])
  • Passando noi vicini al Varignano, sito prima prescelto per l'erezione del nostro principale arsenale marittimo, per la cui costruzione eransi già spesi parecchi milioni, mi feci lecito osservare all'illustre ministro, come quel luogo non ammettendo ampliamento per essere addossato ad un monte, non fosse il meglio adatto allo stabilimento di un arsenale militare d'una grande marina; e come per trovarsi in una punta estrema del golfo, fosse poco difendibile dal lato del mare. Egli in un subito, probabilmente già prevedendo coll'acutezza del suo pensiero l'unità d'Italia, decise che l'arsenale s'ergesse a San Vito, nel piano cioè fra Spezia e Marola, ove ora sorge, oso dire, il più splendido d'Europa, sacrificando ad un vantaggio assai maggiore le non lievi somme già spese al Varignano.
    Tali sono i beni che la nazione ricava da un vasto intelletto che le tocchi in sorte; laddove l'ingegno ristretto, non essendo capace di elevarsi all'altezza della bisogna, crede, facendo risparmi, di operare bene, mentre in realtà non di rado, ben lungi dall'economizzare, spreca il pubblico denaro. (dal Diario[3])

Citazioni su Carlo Pellion di Persano

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  • Anche i giudici più benevoli al Persano notano tra molti difetti – che paralizzavano le sue buone qualità – come il più spiccato e imperdonabile l'«abito inveterato» della menzogna.
  • Verso l'ammiraglio Persano i vincitori di Lissa si mostrarono altrettanto equanimi, quanto spietati furono i commilitoni, i compatrioti.
  • Persano giurava di non aver sollecitato il posto di duce supremo[4], di aver voluto poi dimettersi ed aver ceduto ad "augusti consigli" (Principe di Carignano) – ed è qui il suo torto.
    A 60 anni, con una vita molle ed effeminata, con una fama assai contestata, egli doveva sentire che le sue spalle erano troppo impari all'immane bisogna: onestà e patriottismo imponevano di rifiutare irrevocabilmente.

Note

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  1. a b Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 162.
  2. Citato in Camillo Benso, conte di Cavour, Lettere edite ed inedite, pp. CXL-CXLI, raccolte ed illustrate da Luigi Chiala, vol IV, Società Tipografico Editrice Nazionale, Torino, pp. CXL-CXLI.
  3. Citato in Camillo Benso, conte di Cavour, Lettere edite ed inedite, p. CXL.
  4. Comandante della flotta italiana nella terza guerra d'indipendenza.

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