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Guerra del Donbass

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Insorti filo-russi che occupano l'edificio dell'amministrazione comunale di Slov"jans'k, 14 aprile 2014

Citazioni sulla guerra del Donbass.

Citazioni

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  • Da otto anni non si affrontano le questioni di fondo della vita delle persone oppresse nel Donbass (circa 14.000 morti), che sono a maggioranza russa. L'Occidente si comporta in maniera ipocrita, mostrando le immagini dei civili morti per l'attacco russo all'Ucraina. Negli anni precedenti, però, è stato miope e inattivo nella guerra nel Donbass. (Nicolai Lilin)
  • Il progetto anti-Russia è stato rifiutato da milioni di ucraini. Il popolo della Crimea e i residenti di Sebastopoli hanno fatto la loro scelta storica. E la gente del sud-est ha cercato pacificamente di difendere la propria posizione. Eppure, tutti loro, compresi i bambini, sono stati etichettati come separatisti e terroristi. Sono stati minacciati di pulizia etnica e di uso della forza militare. E gli abitanti di Donetsk e Lugansk hanno preso le armi per difendere la loro casa, la loro lingua e la loro vita. Non avevano altra scelta dopo le rivolte che hanno travolto le città dell'Ucraina, dopo l'orrore e la tragedia del 2 maggio 2014 a Odessa dove i neonazisti ucraini hanno bruciato vive le persone facendo una nuova Khatyn. (Vladimir Putin)
  • In Ucraina abbiamo ormai un senso di disperazione e fischiano pallottole vere. L'attacco della Russia ha portato a separare due popoli che sono come fratelli con il sangue: è ciò di più brutale che potesse capitare a due Nazioni. Ogni giorno si perdono delle vite umane da una parte e dall'altra. (Volodymyr Klyčko)
  • L'idea secondo cui la Russia sarebbe a casa propria ovunque si parla russo, e dunque in quella parte orientale dell'Ucraina che viene chiamata Donbass, basterebbe, se fosse convalidata, a mettere l'Europa e il mondo a ferro e fuoco. Che succederebbe, se si ragionasse così, con i transilvani in Romania? Con i catalani in Francia? Con le tre comunità linguistiche di cui è composta la Svizzera? Con quella «minoranza vallona» di cui certi ideologi, a Mosca, già sostengono che sarebbe minacciata di «genocidio»? Con quella parte della California dove si parla spagnolo? Con la Gran Bretagna, che ha la lingua in comune con l'America? Il nazionalismo linguistico, sotto Putin non meno che all'epoca, nel 1938, dell'annessione dei tedeschi dei Sudeti al Terzo Reich, è un vaso di Pandora. (Bernard-Henri Lévy)
  • Nessuna di queste persone – Milne, Pilger, Cohen, vanden Heuvel, LaRouche, Paul – fornì una sola interpretazione che non fosse disponibile su RT. In alcuni casi, come per Paul e LaRouche, il debito verso la propaganda russa venne riconosciuto. Anche quelli i cui lavori venivano pubblicati subito dopo le cronache reali dei fatti, ignoravano le inchieste dei reporter russi e ucraini. Nessuna di queste influenti penne britanniche e americane si recò in Ucraina, come avrebbe richiesto la normale pratica giornalistica. Coloro che parlavano così liberamente di cospirazioni, golpe, giunte, campi, fascisti e genocidi, evitarono il contatto con il mondo reale. Da lontano, usarono il loro talento per annegare un Paese nell'irrealtà; così facendo, sommersero anche i propri Paesi e se stessi. (Timothy Snyder)
  • Non c'è dubbio che la Russia è profondamente coinvolta nella destabilizzazione della parte orientale dell'Ucraina. Permette l'ingresso di armi e attrezzature e anche di combattenti attraverso la frontiera tra i due Paesi. Chiediamo alla Russia di smettere di sostenere i gruppi separatisti. Ed esigiamo anche il ritiro dei suoi militari dal confine. Di recente abbiamo osservato un nuovo consolidamento della presenza militare russa nella regione frontaliera. (Anders Fogh Rasmussen)
  • Non c'è giorno che i mercenari e i soldati russi non feriscano e non uccidano i nostri soldati e i nostri concittadini. Si direbbe che le autorità di Mosca non abbiano nessuna intenzione né di ritirare le loro truppe dal Donbass né di porre fine al piano criminale di destabilizzazione dell'Ucraina. (Vadym Prystajko)
  • Quella guerra cominciò con l'introduzione di batterie di cannoni consegnate ai gruppi russofoni cui seguirono sanguinosi duelli d'artiglieria con l'esercito regolare di Kyiv che causarono, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, ottomila morti, metà russofoni e metà ucraini. Ma non ci fu alcuna insurrezione popolare a favore dei russi, come a Putin avevano assicurato. Ma quegli scontri provocati dall'esercito russo e il numero dei caduti equamente distribuito permisero alla propaganda russa di creare la leggenda della minoranza russa perseguitata dai "nazisti di Kiev" che chiedeva aiuto ai fratelli della Federazione Russa per essere "liberati". (Paolo Guzzanti)
  • Questa guerra non può essere vinta con le armi. Ogni proiettile produce due nemici. E ogni giorno di pace lo stato ucraino dimostra sui territori liberati che i cittadini, che un mese fa cantavano lodi al falso regime separatista, ricevono calore, elettricità, finalmente possono mandare i propri figli a scuola, hanno iniziato a ricevere pensioni, sussidi di reversibilità e invalidità , hanno un lavoro, hanno uno stipendio. [...] E vinciamo insieme per mezzo della pace! Perché noi abbiamo un lavoro e loro no. Noi abbiamo le pensioni e loro no. Abbiamo il sostegno di bambini e pensionati, loro no. I nostri figli andrebbero agli asili e alle scuole, i loro starebbero seduti nelle cantine. Perché non sanno fare niente! È così che vinceremo questa guerra. Perché le guerre si vincono nelle menti, e non sui campi di battaglia! Loro non lo sanno, ma io lo so. E ho il tuo sostegno, ne ho davvero bisogno per vincere questa guerra senza ucraini morti, senza abitanti morti di Odessa. (Petro Oleksijovyč Porošenko)
  • Si tratta di una questione dolorosa. Nel 2014, la Russia ha annesso la Crimea e parti del Donbas, approfittando del fatto che molti ucraini russofoni in questi territori erano preoccupati per l'ascesa dell'estrema destra dopo Maidan. L'invasione russa ha portato alla fuga di circa un milione di abitanti del Donbas verso territori non occupati dell'Ucraina. Nelle cosiddette "repubbliche popolari" di Donetsk e Lugansk si sono instaurate dittature filo-moscovite, mentre l'Ucraina ha condotto una "operazione antiterrorismo" per riconquistare i territori, uccidendo i residenti. Nel 2022 la Russia ha scatenato una guerra su larga scala, apparentemente nell'interesse degli abitanti delle cosiddette "repubbliche popolari". Ma non ha portato loro altro che morte, distruzione e mobilitazione forzata. La Russia dovrebbe infine rinunciare alle sue pretese su questi territori. Ma la pace in Crimea e nel Donbas dopo la guerra, così come la pace in altri luoghi devastati dalla guerra, è una preoccupazione per la comunità internazionale. (Kirill Medvedev)
  • Sono stato io a premere il grilletto di questa guerra. Se la nostra unità non avesse attraversato il confine, la situazione si sarebbe tranquillizzata – come a Kharkiv e Odessa. Tutto si sarebbe concluso con qualche dozzina di morti, feriti e arrestati, ma la carica del conflitto – che continua ancora oggi – è stata innescata dalla nostra unità. Abbiamo cambiato le carte in tavola. (Igor' Girkin)
  • Sul territorio del Donbass non è presente l’esercito Russo, ma sono davvero presenti alcune formazioni di polizia militare che sono autosufficienti e pronte a respingere qualsiasi azione militare su larga scala contro il Donbass. Noi riteniamo che questo corrisponda agli interessi delle persone che vivono in quel territorio poiché, se non avessero tale opportunità, un massacro ancora peggiore che a Srebrenica potrebbe essere eseguito dai cosiddetti battaglioni nazionalisti. E nulla li fermerà, compresi gli appelli – come mi hanno consigliato alcuni dei miei colleghi occidentali – alle organizzazioni internazionali per i diritti umani nel caso dello sviluppo di tali eventi. E di questo siamo pienamente consapevoli. (Vladimir Putin)
  • Vorrei tanto portare Matteo Salvini nel Donbass. Gli farei vedere le scuole e i mercati bombardati dai russi, i bambini morti, ma anche gli orfani e le vedove di guerra, le città distrutte, e sono certo che allora capirebbe quanto sono necessarie le sanzioni contro Mosca. (Petro Oleksijovyč Porošenko)
  • Io chiamo terroristi i banditi organizzati dai russi, con armi russe e con a capo ufficiali russi dello Stato maggiore di Mosca. Conosco il punto di vista italiano, ma noi non abbiamo una guerra civile: quando il confine sarà chiuso, come esige l'Ucraina, se le forze internazionali resteranno a presidiarlo il regime sui territori occupati resisterà al massimo tre mesi. E se facciamo un'operazione militare cadrà in due settimane. Questo movimento organizzato nel Donbass non può sopravvivere senza l'appoggio della Russia.
  • [Nel Donbass] La maggior parte delle fabbriche sono state smontate e trasportate in Russia, ci hanno derubati come facevano i pirati quando conquistavano un territori.
  • Prima che Debaltsevo fosse occupata dai separatisti, ucraini e russi – e non parlo dei separatisti ma proprio dei russi, il Quartier generale russo – si sono accordati per un giorno di cessate il fuoco per portare via i civili. Entrambe le parti hanno portato pullman, alcuni dovevano andare in Ucraina e altri in Russia. È stata una specie di votazione. Debaltsevo per mesi ha subito combattimenti feroci e non amava molto il governo centrale ucraino. Verso l'Ucraina sono partiti 15 pullman, e solo due verso la Russia. Poi la città è stata rasa al suolo proprio dopo gli accordi di Minsk, e l'Europa ha taciuto pudicamente come fosse una cosa normale.
  • [Sugli abitanti russofoni del Donbass] In questi anni il governo non ha fatto nulla perché loro si sentissero di nuovo ucraini. Non sono stranieri, sono dei nostri. Sono ucraini. Capiscono l’ucraino. Siamo tutti ucraini, a prescindere da dove viviamo. Perché "ucraino" non è una scritta sul passaporto; l’Ucraina è qui [indica il cuore]. Questo lo so per certo, lo so attraverso le parole di chi lotta per difendere l’Ucraina, attraverso i nostri eroi, sia ucrainofoni che russofoni.
  • L'Ucraina è pronta a fare tutti gli sforzi necessari per ottenere una pace giusta e duratura. Questa intervista si trasformerebbe in un grosso libro se cominciassi a elencare tutte le proposte che abbiamo rivolto alla Russia per intensificare i negoziati. Ma un solo capitolo conterrebbe tutte le risposte della Russia, che continua a non riconoscersi come parte in causa. La sua astuzia al tavolo dei negoziati è di insistere sulla necessità di parlare con i separatisti del Donbass. Ma chi sono questi separatisti? Nei territori occupati tutto è gestito da militari e funzionari del governo russo.
  • La nostra sfida seguente è la riacquisizione dei territori perduti. Onestamente mi pare che non sia corretta questa formulazione, visto che non è possibile perdere ciò che è nostro. Sia la Crimea che il Donbass sono terra ucraina. E lì abbiamo perso la cosa più importante: le persone.
  • Ognuno di noi è morto nel Donbass – ogni giorno perdiamo qualcuno di noi – e ognuno di noi è sfollato – sia colui che ha perso la casa, sia coloro che hanno aperto le porte della propria casa, per condividere il dolore.

Voci correlate

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