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Margherita Maria Alacoque

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Visione del Cuore di Gesù di Margherita Maria Alacoque (Antonio Ciseri, 1888)

Santa Margherita Maria Alacoque (1647 – 1690), monaca e mistica francese.

Citazioni di Margherita Maria Alacoque

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  • È per amore di Voi solo, o mio Dio, che mi sottometto a scrivere, al fine di obbedirvi, domandandovi perdono se ho opposto resistenza ai vostri voleri. Ma poiché solo Voi conoscete la grande ripugnanza che m'ispira, Voi solo potete darmi la forza di superarla, avendo io accolto questa obbedienza come un vostro cenno.... O mio supremo bene, fate che io non scriva nulla se non per la vostra maggiore gloria e per la mia maggiore vergogna.[1] (da Autobiografia, cap. I, par. 1)
  • Dormivo sopra un asse o sopra bastoni nodosi, e poi mi battevo con la disciplina, cercando rimedio ai conflitti e ai dolori che sentivo dentro me. Tutto quanto potevo soffrire esteriormente, sebbene le umiliazioni e le contraddizioni di cui ho parlato prima fossero continue e aumentassero invece di diminuire, mi pareva un sollievo in confronto alle pene che soffrivo dentro me e che mi facevo violenza per sopportare in silenzio e tenere nascoste, come il mio buon Maestro m'insegnava. (da Vita della venerabile madre Margherita Maria Alacoque, cap. XL, p. 79)
  • Era io delicata a segno, che anche una lieve immondezza moveami nausea. Di un cotal vizio il Signore ripresemi sì gravemente, che una volta accingendomi a pulire il suolo dal vomito d'un'ammalata, non potei contenermi di tergerlo colla lingua, e di tranguggiarlo, al mio Signore dicendo: Se mille corpi avessi, mille amori, mille vite, tutto ciò a voi ben volentieri immolerei, per esser tutta vostra. (da Vita della venerabile madre Margherita Maria Alacoque, cap. XL, p. 79)
  • Un altro giorno avendo con qualche nausea servita un'inferma di dissenteria, ei me ne diè una sì forte riprensione, ut lasanum exportans, adactam me, hujus culpae sarciendae causa, senserim ad linguam longo temporis intervallo intingendam in eas sordes, quas aegrota egesserat, et ad buccas iisdem implendas. [che, per riparare a questa colpa, mi vidi costretta, mentre andavo a buttare via ciò che aveva fatto, a bagnarvi la lingua dentro e a riempirmene la bocca][2]. Appresso il Signore dolcemente, ed in amichevol modo mi rimproverò del far tali cose: Ed io, O mio Signore, gli dissi, così fo a fin di piacervi, e di così obbligarmi il Cuor vostro divino, e tanto spero io conseguire da voi. Ma che non faceste voi, mio Signore, per guadagnarvi i cuori degli uomini, che vel niegano, e da sé spesso vi scacciano? "Il confesso, o mia figlia, che fui sospinto dalla potenza dell'amor mio a segno di tutto sagrificare per la lor salvezza, benché al mio amore con niuna dimostrazione di gratitudine essi rispondano. Or voglio che da' meriti del mio Sacratissimo Cuore tal ingratitudine tu misuri. A te io voglio darlo questo mio Cuore." (da Vita della venerabile madre Margherita Maria Alacoque, cap. XL, pp. 80-81)
  • Io cattivo e miserabile niente protesto al mio Dio di sottomettermi e di sagrificarmi a tutto ciò che da me desidera, immolando il mio cuore all'adempimento del suo beneplacito, senz'altra riserva che della sua maggior gloria, e del suo puro amore. Io gli consacro e abbandono tutto il mio essere, e tutti i miei momenti. Io sono per sempre del mio Diletto, sua serva, sua schiava, sua creatura, poiché egli è tutto mio. Sua indegna sposa Suor Margherita Maria, morta al mondo.[3]
  • La Santissima Vergine si è sempre presa una gran cura di me; ricorrevo a lei in tutte le mie necessità, e lei mi ha tirato fuori da grandi pericoli. Non osavo affatto rivolgermi al suo divin Figlio, ma sempre a lei, offrendole la mia piccola corona del rosario, stando con le ginocchia nude per terra, o facendo tante genuflessioni e baciando il suolo a ogni Ave Maria che dicevo. (dall'autobiografia, cap. III; citato in Ivan Gobry, p. 26)
  • Mio Dio, ti consacro la mia purezza e ti faccio voto di castità perpetua. (da Autobiografia, cap. I, par. 2)
  • Poiché non si trovava nessun rimedio al mio male, i miei fecero un voto alla Santa Vergine promettendole che, se mi avesse guarita, sarei diventata, un giorno, una delle sue figlie. Il voto era stato appena da me formulato, che fui subito guarita... (da Autobiografia, cap. I, par. 6)
  • Trascorrevo le notti nella stessa afflizione del giorno, versando lacrime copiose ai piedi del crocifisso, il quale mi rivelò (senza che io ne capissi molto) che voleva divenire il Padrone assoluto del mio cuore e voleva rendermi in tutto conforme alla sua vita sofferente [...] Da quel momento il mio animo fu così penetrato da tale pensiero, da desiderare che le mie pene non avessero mai fine. (da Autobiografia, cap. II, par. 8-9)

Autobiografia

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  • Legavo il mio miserabile corpo di peccato con corde nodose, serrandolo così forte che, a mala pena, riuscivo a respirare e mangiare. Lasciavo le corde tanto a lungo in quello stato che alla fine esse affondavano nella carne, che vi ricresceva sopra; e quando andavo a toglierle, le dovevo strappare a viva forza e fra immani sofferenze. Lo stesso accadeva per le catenelle con cui stringevo le mie braccia; ogni volta che le toglievo portavo via la carne viva. In più dormivo su di un asse o su dei bastoni con dei nodi appuntiti di cui facevo il mio giaciglio per riposare. Ricorrevo alla disciplina cercando di trovare un rimedio ai combattimenti e ai dolori che provavo dentro di me. (2015, pp. 116-117)
  • Avevo, per esempio, un estremo disgusto per le piaghe; allora per vincermi, mi misi a baciarle e a curarle, ma non sapevo da che parte cominciare. (2015, p. 122)
  • Per dargli allora qualche goccia del mio sangue mi legavo le dita e vi conficcavo degli aghi; durante la quaresima facevo la disciplina quasi tutti i giorni, per onorare i colpi da Lui ricevuti durante a flagellazione. Ma, pur prolungando il più possibile la disciplina, non avevo mai abbastanza sangue da offrire al mio Maestro, in riparazione di tutto quello che Egli aveva versato per amor mio. E siccome mi perquotevo sulle spalle, ci voleva molto tempo perché il mio corpo sanguinasse. Durante le tre giornate di carnevale, mi sarei fatta a pezzi per riparare le offese che i peccatori arrecavano alla sua divina Maestà. (2015, p. 131)
  • Non osavo mettermi seduta a causa della mia indegnità, che il Signore mi faceva scorgere tanto enorme da non osare presentarmi in pubblico, se non in uno stato di smarrimento totale, desiderando che gli altri si ricordassero di me unicamente per disprezzarmi, umiliarmi e insultarmi; le sole cose a me dovute. [...] non mi concedeva altra soddisfazione, quando ero con gli altri, che quella di mettermi in condizione di essere contraddetta, umiliata, disprezzata e voleva che tutto ciò fosse il mio cibo delizioso. (2015, pp. 154-155)
  • Ero convinta che nella mia vita non ci fossero abbastanza sofferenze, né sufficienti umiliazioni e nulla sembrava bastare alla mia immensa voglia di patire. La sofferenza maggiore era quella di non soffrire abbastanza, poiché il suo Amore non mi abbandonava mai, né giorno, né notte. [...] Non potevo vivere un attimo senza sofferenza. (2015, p. 160)
  • Un'altra volta facendo io la disciplina per le anime sante del Purgatorio e andando io oltre il tempo che mi era stato permesso, le anime mi circondarono, lamentandosi perché le percuotevo. (2015, p. 164)
  • Allora mi disse che, come la Maddalena, avevo scelto la parte migliore, che non mi sarebbe più tolta, perché sarebbe Egli stesso la mia eredità per sempre.[4] (2015, p. 186)
  • La Santità d'Amore mi spingeva tanto fortemente verso la sofferenza riparatrice, che il mio più dolce sollievo era quello di sentire il mio corpo oppresso dai dolori, il mio spirito abbandonato a se stesso e tutto il mio essere in braccio a umiliazioni, cose che non mi mancavano mai, grazie al mio Dio, il Quale aveva premura di non lasciarmene mai senza. (2015, p. 190)
  • La mia sensibilità era così vulnerabile, che la minima sporcizia mi dava allo stomaco. Di questo il mio Maestro mi rimproverò tanto duramente che una volta, dovendo pulire il vomito di una malata, finii col farlo con la lingua ingerendolo tutto e dicendogli: «Se avessi mille corpi, mille amori, mille vite li immolerei tutti al Tuo servizio!». Questo atto mi portò infinite delizie al punto da farmi desiderare di avere tutti i giorni l'opportunità di ripetere simili azioni, per imparare a vincermi senza altro testimonio che Dio. (2015, p. 193)
  • Una volta, mentre accudivo una malata di dissenteria, provai un conato di vomito. Egli mi redarguì aspramente, tanto che per riparare la colpa, misi la lingua sui rifiuti della poveretta, lasciandovela a lungo, poi me ne riempii la bocca e li avrei anche ingoiati, se Egli non mi avesse ricordato l'obbedienza che non permetteva di mangiare nulla senza permesso. Poi, mi disse: «Tu sei pazza a far queste cose!». Mio Signore, Gli risposi, lo faccio unicamente per piacerti e per conquistare il tuo divin Cuore, spero soltanto che non me lo rifiuterai. (2015, p. 195)
  • Da allora Egli non mi faceva apparire davanti agli altri se non come oggetto di contraddizione, una fogna di rifiuti, di disprezzi e di umiliazioni, che però vedevo con piacere riversarsi su di me da tutte le parti, senza ricevere alcuna consolazione né dal Cielo, né dalla terra. (2015, p. 200)
  • Quando, dunque, dovetti obbedire e redigere questo scritto, ritenni impossibile parlare di avvenimenti accaduti tanto tempo prima. Egli però mi ha fatto ricredere, perché per facilitarmi la cosa, per ogni argomento di cui scrivo, mi rimette nella stessa disposizione d'animo di quando si svolgeva l'avvenimento. Questo è stato l'argomento a convincermi che è Dio che lo vuole. (2015, pp. 207-208)
  • Ma siccome il suo Amore mi aveva spogliata di tutto e non voleva che avessi altre ricchezze che quella del suo Sacro Cuore, me ne fece subito donazione facendomi scrivere l'atto col mio sangue mentre Lui stesso me lo dettava. Io poi misi la firma sul mio cuore con un temperino, incidendovi il nome di Gesù. (2015, p. 215)
  • Una volta, ardevo dal desiderio di andare in ritiro e, per prepararmici, qualche giorno prima, volli imprimere per la seconda volta il nome di Gesù sul mio Cuore. Ma fui così maldestra da farmi delle piaghe. (2015, p. 239)
  • Dirò solo che l'amabile mio Direttore, per consolarmi del dolore sofferto per la cancellazione del suo sacro e adorabile Nome, (dopo che io l'avevo inciso sul mio cuore con tante sofferenze), volle Lui stesso imprimerlo dentro e scriverlo all'esterno con il sigillo e il bulino infiammato del suo puro Amore. E lo fece in modo tanto particolare, che mi diede molte più gioie e soddisfazioni di tutti i dolori che mi aveva causato la prima incisione. (2015, p. 245)
  • Mi feci un letto di cocci sul quale mi sdraiavo con enorme piacere, anche se la natura si ribellava, ma invano, perché non le davo retta. (2015, p. 246)

Note

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  1. La Santa scrisse l'autobiografia in obbedienza a Padre Claudio la Colombière che le impose di scrivere tutto quello che avveniva nella sua anima, nonostante la sua estrema ripugnanza nell'eseguire quest'ordine.
  2. Citato in Walter Peruzzi, Il cattolicesimo reale, Odradek Edizioni, Roma, 2008
  3. Scritto col proprio sangue; citato in Vita della Beata Margherita Maria Alacoque, p. 42.
  4. Margherita Maria Alacoque qui confonde Maria Maddalena con la Maria sorella di Marta e Lazzaro (vedi Lc 10, 38-42).

Bibliografia

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Altri progetti

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