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Nicolò Amato

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Nicolò Amato (1933 – vivente), magistrato italiano.

  • Sento parlare di trattativa e io non so se qualcuno s'è seduto al tavolo con qualcun altro; so però che c'è stato un cedimento oggettivo dello Stato di fronte alla criminalità organizzata nel momento in cui, con la mia rimozione, si passò da un regime carcerario più duro a un altro, enormemente ammorbidito.[1]
  • A marzo '93, mentre il capo della polizia Parisi manifestava riserve sul "41 bis", io proposi registrazioni dei colloqui e videoconferenze per impedire ogni contatto dei mafiosi con l'esterno. Non se ne fece niente, e fui mandato via tre mesi dopo, senza preavviso e senza spiegazioni. Anni dopo ho saputo che c'era una lettera anonima, attribuita alla mafia, che chiedeva al presidente della Repubblica Scalfaro la mia rimozione, Scalfaro chiese al capo dei cappellani carcerari consigli sulla mia sostituzione, e quando questa avvenne il nuovo direttore consigliò di diminuire i "41 bis" per non inasprire il clima e dare un segnale di distensione. Per me resta una macchia istituzionale indelebile.[2]

Note

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