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Michel Foucault

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Michel Foucault nel 1974

Paul-Michel Foucault (1926 – 1984), filosofo, sociologo, storico della filosofia, storico della scienza, accademico e saggista francese.

Citazioni di Michel Foucault

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  • [Insieme alle utopie, spazi irreali] Ci sono anche, e ciò probabilmente in ogni cultura come in ogni civiltà, dei luoghi reali, dei luoghi effettivi, dei luoghi che appaiono delineati nell'istituzione stessa della società, e costituiscono una sorta di contro-luoghi, specie di utopie effettivamente realizzate nelle quali i luoghi reali, tutti gli altri luoghi reali che si trovano all'interno della cultura vengono al contempo rappresentati, contestati e sovvertiti; una sorta di luoghi che si trovano al di fuori di ogni luogo, per quanto possano essere effettivamente localizzabili. Questi luoghi, che sono assolutamente altro da tutti i luoghi che li riflettono e di cui parlano, li denominerò, in opposizione alle utopie, eterotopie; e credo che tra le utopie e questi luoghi assolutamente altri, le eterotopie, [...] vi sia senza dubbio una sorta d'esperienza mista, mediana come potrebbe essere quella dello specchio.[1]
  • All'inizio di questo secolo le ricerche psicoanalitiche, linguistiche e poi etnologiche hanno spossessato il soggetto delle leggi del suo piacere, delle forme della sua parola, delle regole della sua azione, dei sistemi dei suoi discorsi mitici.[2]
  • Forse ai nostri giorni l'obiettivo non è quello di scoprire che cosa siamo, ma di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire quello che potremmo essere.[3]
  • Ho voluto studiare l'arte di governare, vale a dire il modo ragionato di governare al meglio, e allo stesso tempo la riflessione sul miglior modo possibile di governare.[4]
  • Il discorso trasmette e produce potere; lo rafforza ma lo mina anche, lo espone.[5]
  • Il potere, lungi dall'impedire il sapere, lo produce. Se si è potuto costituire un sapere sul corpo, è stato attraverso un insieme di discipline militari e scolastiche. È solo a partire da un potere sul corpo che un sapere fisiologico, organico era possibile.[6]
  • Il potere non è un'istituzione e non è una struttura; ma non è nemmeno un tipo di forza di cui siamo dotati.[7]
  • Il valore della critica storico-politica della repressione sessuale e dei suoi effetti sulla realtà è stato considerevole. Ma la possibilità stessa del suo successo era legata al fatto che si dispiegava sempre all'interno del dispositivo di sessualità, e non al di fuori o contro di esso [...]. Tutta questa 'rivoluzione' del sesso, tutta questa lotta 'antirepressiva' non rappresentava niente di più, ma anche niente di meno [...] di uno spostamento e un capovolgimento tattici nel grande dispositivo di sessualità".[8]
  • Il vero compito politico in una società come la nostra è quello di criticare il funzionamento delle istituzioni che sembrano essere... neutrali e indipendenti... di criticarle e di attaccarle... in modo da poterle combattere.[9]
  • L'uomo non muore per il fatto di essersi ammalato, ma gli capita di ammalarsi proprio perché fondamentalmente può morire.[10]
  • Mai la psicologia potrà dire la verità sulla follia, perché è la follia a detenere la verità della psicologia.[11]
  • Nei periodi ellenistico e imperiale, il concetto socratico del «prendersi cura di sé» divenne un tema filosofico comune, universale. La «cura di sé» fu accettata da Epicuro e dai suoi seguaci. dai cinici, dagli stoici come Seneca, Gaio Musonio Rufo, Galeno. i pitagorici si interessarono molto al concetto di una vita ordinata e comunitaria. La cura di sé non costituiva una raccomandazione astratta, ma una attività ampiamente diffusa, una rete di obblighi e servigi resi alla propria anima.[12]
  • Non chiediamoci... perché certe persone vogliono dominare... Chiediamoci, invece, come funzionano le cose a livello... dei processi, che assoggettano i nostri corpi, governano i nostri gesti, dettano i nostri comportamenti.[13]
  • Ogni cosa doveva essere raccondata... il sesso è stato... scandagliato, scovato.[14]
  • Se si vuole analizzare la genealogia del soggetto nella civilizzazione occidentale, si deve tenere conto non soltanto delle tecniche di dominio, ma anche delle tecniche del sé.[15]
  • Secondo me, oggi il movimento omosessuale ha bisogno più di un'arte di vivere che di una scienza o di una conoscenza scientifica (o pseudoscientifica) della sessualità. La sessualità fa parte dei nostri comportamenti. Fa parte della libertà di cui godiamo in questo mondo. La sessualità è qualcosa che creiamo noi stessi – è una nostra creazione, assai più che la scoperta di un aspetto segreto del nostro desiderio.[16]
  • Si vede facilmente come l’LSD rovescia i rapporti del cattivo umore, della bestialità e del pensiero: ha appena messo fuori circuito la sovranità delle categorie che strappa il fondo alla sua indifferenza e riduce a niente la triste mimica della bestialità; e tutta questa massa univoca e a-categorica, la dà non soltanto a vedere come variegata, mobile, asimmetrica, discentrata, spiraloide, risuonante, ma la fa brulicare ad ogni istante di avvenimenti-fantasmi; scivolando su questa superficie a un tempo puntuale e immensamente vibratoria, il pensiero, libero della sua crisalide catatonica, contempla dall'eterno l'equivalenza indefinita divenuta avvenimento bruciante e ripetizione sontuosamente agghindata. L'oppio induce altri effetti: per esso, il pensiero raccoglie nel suo punto più alto l'unica differenza, rigettando il fondo lontanissimo, e togliendo all'immobilità il compito di contemplare, e di chiamare a sé, mimandola, la bestialità; l'oppio assicura un'immobilità senza peso, uno stupore di farfalla fuori della rigidità catatonica; e lontanissimo, al di sotto di essa, dispiega il fondo, un fondo che non assorbe più bestialmente tutte le differenze, ma le lascia sorgere e scintillare come tanti avvenimenti infimi, distanziati, ridenti ed eterni.[17]
  • Sono un artificiere. Fabbrico qualcosa che alla fin fine serve a un assedio, a una guerra, a una distruzione. Io non sono per la distruzione, ma sono a favore del fatto che si possa passare, che si possa avanzare, che si possano abbattere i muri.[18]

Le parole e le cose

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  • L'uomo è un'invenzione di cui l'archeologia del nostro pensiero mostra agevolmente la data recente. E forse la fine prossima.
  • L'uomo non può darsi nella trasparenza immediata e sovrana di un cogito.
  • Una cosa è certa: l'uomo non è il problema più vecchio o più costante postosi al sapere umano.

Sorvegliare e punire

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  • [Il Panopticon] [...] alla periferia una costruzione ad anello; al centro una torre tagliata da larghe finestre che si aprono verso la faccia interna dell'anello; la costruzione periferica è divisa in celle, che occupano ciascuna tutto lo spessore della costruzione; esse hanno due finestre, una verso l'interno, corrispondente alla finestra della torre; l'altra, verso l'esterno, che permette alla luce di attraversare la cella da parte a parte [...]. Il Panopticon è una macchina per dissociare la coppia vedere-essere visti: nell'anello periferico si è totalmente visti, senza mai vedere; nella torre centrale, si vede tutto, senza mai essere visti.[19]
  • La morte è un supplizio nella misura in cui non è semplicemente privazione del diritto di vivere, ma occasione e termine di una calcolata graduazione di sofferenze.
  • Saranno i giornali, a riprendere nella loro cronaca quotidiana il grigiore senza epopea dei delitti e delle punizioni. La spartizione è fatta, che il popolo si spogli dell'antico orgoglio dei suoi crimini; i grandi assassini sono divenuti gioco silenzioso dei saggi.
  • Si esercita la forza di disciplina [...] per mezzo dell'invisibilità.[20]

Storia della follia nell'età classica

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Alla fine del Medioevo la lebbra sparisce dal mondo occidentale. Ai margini della comunità, alle porte delle città, si aprono come dei grandi territori che non sono più perseguitati dal male, ma che sono lasciati sterili e per lungo tempo abbandonati. Per secoli e secoli queste distese apparterranno all'inumano. Dal XIV al XVII secolo aspetteranno e solleciteranno, attraverso strani incantesimi, una nuova incarnazione del male, un'altra smorfia della paura, magie rinnovate di purificazione e di esclusione. A partire dall'Alto Medioevo fino al termine delle Crociate, i lebbrosari avevano moltiplicato le loro città maledette su tutta la superficie dell'Europa. Secondo Mathieu Paris, in tutto il mondo cristiano ce ne sarebbero stati fino a diciannovemila. In ogni caso, verso il 1266, quando Luigi VII stabilisce per la Francia il regolamento dei lebbrosari, ne vengono recensiti più di duemila. Ce ne furono fino a quarantatré nella sola diocesi di Parigi; si contava Bourg-le-Reine, Corbell, Saint-Valé, e il sinistro Champ-Pourri; si contava anche Charenton. I due più grandi si trovavano nelle immediate vicinanze di Parigi – Saint-Germain e Saint-Lazare-: ritroveremo i loro nomi nella storia di un altro male.

Citazioni

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  • L'uomo è la più infelice e la più fragile fra tutte le creature, e nello stesso tempo la più orgogliosa. (p. 53)
  • L'amore deluso nel suo eccesso, e soprattutto l'amore ingannato dalla fatalità della morte, non ha altro esito che il suicidio. (p. 58)
  • È un luogo comune affermare che la Riforma ha portato a una laicizzazione delle opere nei paesi protestanti. Ma incaricandosi per conto proprio di tutta questa popolazione di poveri e d'incapaci, lo stato o l'amministrazione pubblica preparano una nuova forma di sensibilità alla miseria; sta per nascere un'esperienza del patetico che non parla più di una glorificazione del dolore, né di una salvezza comune alla Povertà e alla Carità, ma che intrattiene l'uomo unicamente nei suoi doveri verso la società e indica nel miserabile, a un tempo, un effetto del disordine e un ostacolo all'ordine. Non si tratta dunque più di esaltare la miseria nel gesto che le porta sollievo, ma, semplicemente, di sopprimerla. Se si rivolge alla Povertà come tale, anche la Carità è disordine. (p. 84)
  • Non esiste una sola cultura al mondo in cui sia permesso di fare tutto. (appendice La follia, l'assenza di opera, p. 478)
  • In questa misura appunto la psichiatria del XIX secolo converge realmente verso Freud, il primo ad aver seriamente accettato la realtà della coppia medico-malato. Mentre il malato mentale è interamente alienato nella persona del suo medico, il medico dissipa la realtà della medicina mentale nel concetto critico di follia. Verso il medico Freud ha fatto confluire tutte le strutture approntate da Tuke e Pinel nell'internamento. Ha certo liberato il malato dall'esistenza manicomiale ove l'avevano alienato i suoi "liberatori"; ma non lo ha liberato da quel che questa esistenza aveva di essenziale; ne ha radunati i poteri li ha tesi al massimo annodandoli tra le mani del medico; ha creato la situazione psicanalitica in cui, grazie a un geniale cortocircuito, l'alienazione diviene disalienazione, perché, nel medico, essa diventa soggetto. Il medico, in quanto figura alienante, rimane la chiave della psicanalisi. Forse proprio perché non ha soppresso quest'ultima struttura, e vi ha ricondotto tutte le altre, la psicanalisi non può, non potrà intendere le voci della déraison, né decifrare intrinsecamente i segni dell'insensato. La psicanalisi può sciogliere alcune forme di follia; ma rimane estranea al lavoro sovrano della déraison. (p. 607)
  • Dall'uomo all'uomo vero, il cammino passa attraverso l'uomo folle. (2012)
  • La libertà di coscienza comporta più rischi dell'autorità e del dispotismo. (2012)

Citazioni su Michel Foucault

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  • Accadrà con Foucault quanto è accaduto con Heidegger: essendo troppi coloro che gli debbono troppo, nessuno di loro vorrà sentirsi vittima inconsapevole di un abbaglio. (Alfonso Berardinelli)
  • Inchieste, obbligatorie emissioni di opinioni, inquisizioni e poi giudizi non richiesti, deliri, bisogno di dire, dire, dire hanno trasformato, come insegna Michel Foucault, l'uomo occidentale in una «bestia da confessione»: la «messa in discorso» di ogni problema è uno dei più sottili e abili sotterfugi con cui il potere continua a estendere la sua amministrazione. (Aldo Grasso)
  • Storia della sessualità di Foucault... ci mette in guardia contro l'illusione di una completa liberazione dal potere. Una liberazione totale dal potere non potrà mai avere luogo. (Judith Butler)

Note

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  1. Da Spazi altri, in Spazi altri. I luoghi delle eterotopie, a cura di Salvo Vaccaro, traduzione di Salvo Vaccaro e Tiziana Villani, traduzione per Spazi altri di Pino Tripodi, Mimesis, Milano-Udine, 2011, pp. 23-24. ISBN 978-88-8483-002-9
  2. Da Due risposte sull'epistemologia, traduzione di A. Fontana, Lampugni Nigri, Milano, 1971.
  3. Da Perché studiare il potere: la questione del soggetto, traduzione di Roberto Cagliero, revisione di Marcella Pogatschnig, in Poteri e strategie, a cura di P. Dalla Vigna, Mimesis Edizioni, 1994.
  4. Citato in AA.VV., Il libro della sociologia, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 273. ISBN 9788858015827
  5. Citato in AA.VV., Il libro della sociologia, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 55. ISBN 9788858015827
  6. Da Potere-corpo, in Microfisica del potere: interventi politici, a cura di Alessandro Fontana, Pasquale Pasquino, traduzione di Giovanna Procacci, Einaudi, 19824.
  7. Citato in AA.VV., Il libro della politica, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 310. ISBN 9788858019429
  8. Da La volontà di sapere, traduzione di Pasquale Pasquino e Giovanna Procacci, Feltrinelli, 1978, pp. 116-7.
  9. Citato in AA.VV., Il libro della sociologia, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 15. ISBN 9788858015827
  10. Da Nascita della clinica, traduzione di Alessandro Fontana, Einaudi, 1969.
  11. Da Malattia mentale e psicologia, traduzione di F. Polidori, Cortina Raffaello, 1997.
  12. Da Tecnologie del sé. Un seminario con Michel Foucault, a cura di Luther H. Martin, Huck Gutman, Patrick H. Hutton, traduzione di Saverio Marchignoli, Boringhieri, Torino, 1992, p. 23.
  13. Citato in AA.VV., Il libro della sociologia, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 275. ISBN 9788858015827
  14. Citato in AA.VV., Il libro della sociologia, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 303. ISBN 9788858015827
  15. Citato in AA.VV., Il libro della sociologia, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 276. ISBN 9788858015827
  16. Da Michel Foucault, un'intervista: il sesso, il potere e la politica dell'identità, in Archivio Foucault. Interventi, colloqui, interviste, a cura di Alessandro Pandolfi, traduzione di Sabina Loriga, Feltrinelli, Milano, 1996, vol. III.
  17. Da Thearum philosophicum, introduzione alla prima edizione di Gilles Deleuze, Differenza e ripetizione, traduzione di Giuseppe Guglielmi, Mulino, Bologna, 1971, ripubblicata in aut aut, n. 277-278, gennaio-aprile 1997. L'articolo Theatrum philosophicum fu pubblicato nella rivista Critique, n. 282, novembre 1970, pp. 885-908; in seguito riportato in Dits et écrits, Gallimard, Parigi, 1994, vol. II, pp. 75-99. Citato in psychiatryonline, 25 ottobre 2012.
  18. Da «Io sono un artificiere», giugno 1975, in Conversazioni. Interviste di Roger-Pol Droit, a cura di Fabio Polidori, Mimesis Edizioni, 2007.
  19. Da Sorvegliare e punire, traduzione di Alcesti Tarchetti, Einaudi, Torino, 1976, pp. 218, 220. Citato in Remo Bodei, La filosofia nel Novecento, Donzelli, Roma, 1997, pp. 142-143. ISBN 88-7989-247-9
  20. Citato in Come funziona la filosofia, a cura di Marcus Weeks, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2020, p. 137. ISBN 9788858025598

Bibliografia

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  • Michel Foucault, Le parole e le cose, traduzione di P. Pasquino, Rizzoli, Milano, 1967.
  • Michel Foucault, Sorvegliare e punire, traduzione di Alcesti Tarchetti, Einaudi, 1993.
  • Michel Foucault, Storia della follia nell'età classica, traduzione di Franco Ferrucci, BUR Storia, 1976.
  • Michel Foucault, Storia della follia nell'età classica, traduzione di Franco Ferrucci, Emilio Renzi, Vittore Vezzoli, Mario Galzigna, Beatrice Catini, Deborah Borca, BUR, 2012. ISBN 9788858628461

Altri progetti

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Opere

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