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Archestrato di Gela

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Archestrato di Gela (Gela, ... – circa 330 a.C.), poeta siceliota.

Gastronomia (Frammenti)

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La Gastronomia, ed. 1842

Quanto conobbi in viaggiar mostrando
A Grecia tutta, ove miglior si trova
ogni cibo dirò ogni liquore.
Di vivande squisite unica mensa
Accolga tutti, ma di tre o di quattro
O di cinque non più sia la brigata:
Perché se fosser più cena sarebbe
Di mercenari predator soldati.

Citazioni

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  • Al banchetto si va per mangiare e non solo per bere, come fanno quei ranocchi dei Siracusani, che bevono vino e solo vino e non mangiano alcunché. Tu, fatti servire invece tutti gli uccelletti arrostiti della tribù, secondo la stagione.[1]
  • Ma non permettere che Siracusani o Greci d'Italia ti stiano accanto quando ti dedichi a questo piatto, poiché essi non sanno preparare un buon pesce, preferendo sciuparlo errando appieno riversandogli formaggio, e inzuppandolo d'aceto e salamoia a base di silfio.[2]

Note

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  1. Archestrato di Gela in Ateneo di Naucrati, III 100d. Trad. ita di Gianni Race, La cucina del mondo classico, 1999, p. 50.
  2. Archestrato di Gela, Gastronomia in Ateneo di Naucrati, Deipnosofisti, VII, cap. XVII, 311b, 311c. Trad. ita di Francesco Carubia, Autori classici greci in Sicilia, 1996, p. 165.

Bibliografia

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  • Archestrato di Gela, Gastronomia (Frammenti), traduzione di Domenico Scinà, Giuseppe Antonelli Editore, Venezia, 1842.

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